Corrado Dodoli

Dodoli

Corrado Dodoli era un navicellaio livornese, insofferente allo stato delle cose, alle gerarchie sociali e alla monarchia e per questo fu patriota e terrorista.

Dodoli Corrado di Costantino, nacque a Livorno il 14 aprile 1838.
Fin da ragazzo ebbe un carattere irruento e ribelle e appena tredicenne, durante l’occupazione austriaca di Livorno, ricevette quindici colpi di bastone per aver insultato una sentinella.
Era un navicellaio (conduttore di piccole imbarcazioni da carico fluviali) come molti dei volontari livornesi.
Nel 1860 partecipò alla spedizione dei Mille insieme a Jacopo Sgarallino. Concluse la campagna con il grado di sergente ed ebbe la medaglia commemorativa e la pensione dei Mille.
Fu con Garibaldi nel 1866 in Trentino e nel 1867, sempre con Sgarallino, nella spedizione dell’Agro Romano.

Torno a Livorno, rimase scapolo ed era conosciuto per condurre una vita “dissoluta” tra mescite di vino, casini e cospirazioni, e per essere uno dei personaggi più in vista dell’estremismo livornese, caratterizzato dalla circostanza che i protagonisti erano popolani, quasi tutti navicellai, e noti per essere animati da uno spirito combattivo e da un piglio intimidatorio verso gli avversari.
Nel 1969 fu coinvolto in un oscuro episodio di cronaca. La sera del 23 maggio il console dell’Imperial regno d’Austria a Livorno, Niccolò Inghirami e il generale Franz Folliot von Crenneville, al porto furono assaliti da persone armate di coltello. Il console morì, il generale che era probabilmente il vero obiettivo venne ferito. Una ventina d’anni avanti Crenneville era stato governatore di Livorno per conto dell’Austria, lasciando memoria di sé nella dura repressione dopo gli avvenimenti del 1849. Fu individuato il movente nel desiderio di vendetta vivo negli ambienti mazziniani e individuati i responsabili in personaggi come Dodoli, che gravitavano intorno ai fratelli Sgarallino, tutti di carattere impetuoso.

Gli imputati ebbero l’aperto appoggio di Garibaldi che si espose pubblicamente e che volle un collegio di difesa che annoverasse anche l’ex garibaldino e futuro presidente del consiglio Francesco Crispi. Il processo, celebrato a Siena, si concluse nel gennaio del 1871 con l’assoluzione, probabilmente anche perché le autorità avevano paura della reazione popolare a Livorno e non solo.
Leggendo gli elementi processuali ci sono in effetti notevoli indizi di colpevolezza.

Appena uscito di carcere, nel febbraio 1871, il tenente Corrado Dodoli parti da Livorno, con una squadra, per la spedizione di Garibaldi nei Vosgi in appoggio alla Francia repubblicana contro i Prussiani.
Negli anni seguenti si avvicinò, insieme a Sgarallino all’Internazionale e anche al primo associazionismo anarchico.

Morì nel 1881 a Livorno.

“…Si ha da notizie particolari che questo Dodoli è uno dei mille di Marsala, e oltre a ciò conosciuto per assassino contro il quale però nessuno osava far nulla per paura di vendette…”

La Gazzetta del Popolo

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