Enea Ellero

Ellero

Enea Ellero fu uno dei più longevi tra i Mille e da vecchio non cedette alla retorica fascista come gli altri anziani reduci e invece rimase socialista, fedele agli ideali garibaldini e fu perseguitato dal regime.

Ellero Enea di Mario e Cecilia Zanussi nacque a Pordenone il 9 settembre 1840.
Era il figlio di un pizzicagnolo. Fece i primi studi a Pordenone. Allo scoppio della seconda guerra d’indipendenza (1859) lasciò il Friuli con l’intenzione di arruolarsi ma probabilmente non riuscì a partecipare ai combattimenti. Si iscrisse presso l’Università di Pavia nella facoltà di giurisprudenza e quando ebbe sentore che si stava preparando la spedizione in Sicilia capitanata dal Generale Garibaldi, raggiunse Genova per imbarcarsi sul “Piemonte”. A Talamone fu aggregato alla VII compagnia (B. Cairoli), di cui facevano parte anche altri friulani, distinguendosi per il suo valore a Calatafimi, a Palermo, a Milazzo e sul Volturno e guadagnandosi i gradi di sottotenente.
Nel 1862 seguì il Generale Garibaldi e ad Aspromonte e fu arrestato.
Riprese gli studi e ottenne la laurea a Bologna il 7 luglio del 1863.
Sembra che nel 1864 per la sua partecipazione ai moti friulani sia stato arrestato dalla polizia austriaca.
Nel 1866 partecipò alla II Guerra d’Indipendenza tra le Camice Rosse partecipando alle azioni di Storo, di Condino e di Bezzecca e meritando la promozione a tenente e una medaglia di bronzo su proposta del comandante del battaglione Benedetto Cairoli.

Al termine della campagna poté tornare a Pordenone. Esercitò la professione di avvocato ma si occupò anche di politica su posizioni progressiste. Gestì un teatro, partecipò alla gestione di una banca popolare, fondò un giornale e ricoprì vari incarichi pubblici. Fu sindaco di Pordenone e presidente della Società operaia di mutuo soccorso.
Dopo la disfatta di Caporetto, Ellero, con parte della famiglia, riparò profugo a Bologna
Nel 1921 il figlio Giuseppe, avvocato, fu eletto deputato nelle file del Partito socialista. L’anno successivo, il 31 ottobre, i fascisti devastarono lo studio e aggredirono in casa Ellero e il figlio Luigi, che si erano schierati su posizioni antifasciste: Luigi fu costretto alla fuga.
Nel gennaio del 1925 l’anziano avvocato subì una perquisizione da parte dei carabinieri, che cercavano di rintracciare il figlio ancora irreperibile. Morì a Pordenone il 28 luglio del 1932.

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