Francesco Cortesi

Cortesi Francesco Antonio di Giovan Battista e di Annunziata Notari nacque a Sala Baganza (Parma) il 18 agosto 1833 in una famiglia contadina.
Nel febbraio 1858 fu condannato a una pesante multa dal Tribunale Civile e Correzionale di Parma
perché colto in flagrante a catturare una lepre con un laccio in una riserva della Real Casa.
Nel 1959 lascià Sala e si arruolò volontario nella guerra del 1859.
Nel 1860 partecipò alla spedizione dei Mille. Fece tutta la campagna fino al Volturno
Nel 1866 partecipò alla III guerra d’Indipendenza.
Ebbe la pensione dei Mille che gli permise di lasciare il lavoro di bracciante e diventare il promotore dell’associazionismo operaio nella sua zona.
Nel 1889, all’età di 56 anni, entrò a far parte del Consiglio Comunale ma poco dopo rinunciò alla carica dicendo di non avere le competenze e l’istruzione necessaria a ricoprire il ruolo, ma più probabilmente per dedicarsi meglio all’organizzazione dell’attività politica che lo vide fondatore e guida del
movimento operaio socialista a Sala Baganza. Fu lui nel 1890 a siglare il primo statuto della Società dei lavoratori di Sala Baganza e fuori e toccò a lui firmare il verbale con cui il vice ispettore di Pubblica Sicurezza nel 1894, in esecuzione di un decreto prefettizio sequestrò di tutti gli atti, dei registri, degli emblemi del sodalizio della società era stata dichiarata sciolta perché sovversiva.
Cortesi venne condannato al confino a Codogno dove restò fino 1895. Ritornato a Sala Baganza, non si arrese e nello stesso anno fondò la Società di Mutuo Soccorso fra i Figli del Lavoro di Sala Baganza, sciolta nel 1898 da nuovo decreto prefettizio e Cortesi ebbe 16 giorni di carcere.
Dopo un quindicennio in cui fu protagonista della vita politica, non sono noti documenti relativi agli ultimi anni.
Morì a Sala Baganza il 21 febbraio 1908.

“… Dopo aver combattuto nelle campagne del 1859, 1860, 1861 e 1866 per fare la patria, quando s’accorse che non pel popolo la patria era stata fatta, ma solo per i privilegiati, venne a noi, dedicando al socialismo tutto lo slancio della sua bell’anima eroica, senza smentirsi mai, fino all’ultimo giorno della sua esistenza .…”

“L’Internazionale”, Parma, 29 febbraio 1908
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