Francesco Frediani

Frediani dei Mille

Francesco Frediani “cittadino senza vanità” era forse indisciplinato ma certo non era uno che stava con le mani in mano: fu istitutore, soldato, impiegato e arrivò fino in Egitto per avere un impiego dopo 10 anni nell’esercito a masticare amaro.

Frediani Francesco di Carlo e di Marianna Catalani nacque a Massa il 14 maggio 1829.
Si avvicinò fin da giovane alle idee mazziniane. Nel 1848 come volontario prima e poi come caporale fu aggregato al 3° Batt. Volontari toscani. Nel 1849 partecipò alla Difesa di Livorno e poi si rifugiò a Genova.
Ritornato brevemente a Massa, nel 1853 si stabilì definitivamente a Genova ed ottenne un impiego presso il municipio, istitutore nel collegio d’Aste e segretario della casa Isotta; mentre frequentava il corso magistrale superiore prestava servizio come sergente nella guardia nazionale .
Nel 1859 non poté partecipare alla II Guerra d’Indipendenza a causa di una malattia.

Nel 1860 partecipò alla spedizione dei Mille, aggregato ai Carabinieri Genovesi, che poi lasciò per indisciplina e fu inquadrato in altri reparti.
Si batté a Calatafimi, a Palermo e il 5 luglio fu promosso sottotenente.
Fu imbarcato sul “Tüköry” e partecipò al fallito tentativo notturno del 14 agosto di impossessarsi del vascello borbonico “Monarca” nelle acque di Castellammare di Stabia.
Partecipò allo sbarco in Calabria e infine sul Volturno. Al termine della campagna fu nominato sottotenente di fanteria dell’esercito regolare e partecipò alla repressione del brigantaggio in Abruzzo.
Nel 1866 Frediani partecipò alla III Guerra d’Indipendenza.
Promosso dopo 10 anni finalmente tenente nel 1871 nel 9° Regg. Bersaglieri, nel 1873 presentò le sue dimissioni.
Emigrò in Egitto e fu istitutore nel collegio italiano di Alessandria, poi impiegato nelle poste egiziane ma nel 1877 era già rimpatriato in Italia ed impiegato presso la manifattura Tabacchi di Lecce. Nel 1892 ottenne l’impiego presso l’intendenza di Finanza a Massa.
Morì nella sua città il 17 maggio 1900 nell’indifferenza di tutti, comprese le istituzioni cittadine, assenti alle celebrazioni funebri.

“ uno della gloriosa coorte dei Mille (di quelli veri), patriota, cospiratore nella Giovane Italia, ufficiale dei Bersaglieri di Lamarmora, cittadino senza vanità, funzionario dello Stato senza ambizioni… ”

articolo pubblicato dopo la sua morte
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