Francesco Montanari

Francesco Montanari

Francesco Montanari, l’unico a dare del tu a Garibaldi, fu un mazziniano, repubblicano, anticlericale, nemico dei Savoia, ma partecipò lo stesso alla spedizione dei Mille in cui morì dopo un triste presagio.

Montanari Francesco nacque a Mirandola il 22 marzo 1822.
Si avvicinò giovanissimo alle idee liberali, sull’esempio del padre che aveva preso parte ai moti carbonari del 1830-1831. Frequentò l’Accademia Militare Estense di Modena, uscendone laureato in ingegneria e con il grado di ufficiale.
Durante la prima guerra d’indipendenza si arruolò nell’esercito piemontese e combatté nella battaglia di Governolo. Dopo la disfatta di Custoza si unì ai difensori della Repubblica Romana, dove conobbe Giuseppe Garibaldi, divenendone amico e collaboratore.
Nel 1851 travestito da mugnaio, riuscì ad entrare nella fortezza di Mantova, fingendo di consegnare alla guarnigione un carico di farina e in realtà per tracciare una pianta della fortezza e un piano d’attacco occuparla con un colpo di mano con i patrioti mantovani nella progettata insurrezione mazziniana. La scoperta del complotto lo costrinse alla fuga verso Venezia. Fu catturato dopo un inseguimento e condannato a 12 anni di carcere. La pena fu poi tramutata in esilio nel 1854. Montanari fu esule prima a Genova e, successivamente in Svizzera.
Nella seconda guerra d’indipendenza, Francesco Montanari fu capitano di stato maggiore tra i Cacciatori delle Alpi e combatté a San Fermo, Varese e Ponte di Legno.
Partecipò alla Spedizione dei Mille a stretto contatto con Garibaldi, nonostante disapprovasse che si iniziasse l’impresa nel nome di Vittorio Emmanuele II. Fu ferito a Calatafimi alla gamba, che gli fu inutilmente amputata, spirando pochi giorni dopo. Le sue spoglie riposano nel sacrario di Pianto Romano.
In vita fu fortemente repubblicano e anticlericale.

Costui ha girato tutte le carceri della cristianità; lo imprigionarono persino nel Belgio; è un bravo ingegnere dicono, ma è più cospiratore che altro”.

G.Bandi, I Mille da Genova a Capua.

“Dianzi, son caduto da cavallo, adesso sento rammentare Vittorio Emanuele; mi manca la terza disgrazia, e scommetto che verrà… Oggi, la prima palla è la mia.”

Così G.Bandi descrive il presagio di Montanari prima di Calatafimi
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