Giovan Battista Tassara

Tassara lo scultore dei Mille

Giovanbattista Tassara, etichettato come lo scultore dei Mille, fu vero artista, insegnante e intellettuale, capace di anticipare visioni del futuro e tematiche ancora attuali.

Tassara Giovan Battista di Paolo nacque a Genova il 24 giugno 1841.
Il padre era un pescatore di corallo e la madre una ricamatrice. Giovanbattista non seguì il lavoro paterno a causa della costituzione gracile e della sua predisposizione per l’artigianato artistico e l’arte. Dopo alcuni apprendistati giunse nel laboratorio dello scultore Cevasco che lo introdusse alla cultura e all’ideologia mazziniana. Scampò a stento al processo per il fallito tentativo del moto insurrezionale del 27 Giugno del 1857 a Genova mentre il fratello venne condannato a dieci anni in contumacia. Il 5 maggio raggiunse Quarto per partecipare alla spedizione dei Mille, malgrado la forte contrarietà del padre, e fu assegnato alla 1^ compagnia (N. Bixio). Imbarcato sul “Lombardo”. Dopo la battaglia di Calatafimi, fu promosso caporale. A Palermo fu ferito alla spalla, fu promosso sergente ed essendo rimasto debole passò all’Intendenza, entrando in confidenza con ippolito Nievo. Tornò sul campo di battaglia solo nell’ottobre del ’60 per partecipare alla sanguinosa battaglia del Volturno. In quell’occasione Tassara combatté nella XVIII divisione, guidata da Nino Bixio e il 26 ottobre ebbe modo di assistere all’incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II a Teano.

Tassara


Al termine dell’impresa, ritornò a Genova e al suo lavoro di scultore. Nel 1862 si trasferì a Firenze, allora capitale e centro artistico. Qui si sposò e strinse amicizia con Giovanni Duprè e altri artisti toscani. Durante il periodo della permanenza a Firenze lavorò con un certo successo. Molte sue opere sono di soggetto risorgimentale.
Tra il 1871 e il 1973 viaggiò all’estero, a Monaco e a Vienna dove ottenne importanti commissioni. Nel 1878 partecipò al concorso milanese per la realizzazione di un monumento a Vittorio Emanuele plasmando un costoso modello dalle dimensioni ciclopiche: impresa che pesò sulle sue finanze. Nel stesso anno ebbe la commissione dal Municipio di Catania per la tomba di Vincenzo Bellini che ebbe un gran successo di critica senza produrre risultati accettabili dal punto di vista economico visto che il comune di Catania alla fine gli corrispose un compenso che non coprì i debiti da lui contratti per i costi di fusione.
Tornato a Firenze scolpì le due statue Aronne e Samuele per la facciata del Duomo di Firenze poste l’una al vertice del frontone della porta laterale destra e l’altra al vertice del frontone della porta laterale sinistra.
La sua quotidianità consisteva nell’arrancare tra debiti e incertezze. La consacrazione tra gli scultori affermati non arrivò mai, e anzi fu costellata da un crescendo di sconfitte e di scelte sbagliate che condussero la sua carriera ad un inarrestabile declino. Per risollevarsi da una situazione economica poco felice tentò l’avventura imprenditoriale di una fabbrica di maioliche che dovette chiudere dopo tre anni. Intanto grazie ad alcuni amici gli fu offerto il posto di direttore della Scuola d’Arte applicata all’industria a Macerata e così Tassara si trasferì.

progetto per un monumento ai Mille disegnato da Tassara

Nel 1890 lasciò Macerata per Roma dove sperava in nuovi incarichi che non ottenne anche a causa della feroce inimicizia che lo legava al potente Crispi. Infatti Tessara sostenne per tutta la vita che Crispi non aveva preso parte alla battaglia, attirandosene inevitabilmente l’odio. In effetti le opinioni della storiografia circa la partecipazione di Crispi alla battaglia sono dissonanti.
Nel 1890, neanche cinquantenne, lavorò alla sua ultima commissione: i bassorilievi che ornano il monumento/ossario di Calatafimi.
Condusse comunque anni di vita stentata, senza tuttavia demordere dalla militanza socialista e dall’impegno artistico.
Tornato a Macerata avendo perso la direzione della Scuola d’Arte, fondò una scuola privata di disegno dove accolse anche studenti poveri.
I suoi interessi in tale periodo mostrano un’estensione incredibile: nell’archivio per esempio è conservato un’idea per un motore alimentato da correnti marine  e un’altra per uno stabilimento che trasformasse l’immondizia in concime da ridistribuire poi in cassette, una sorta di impianto di compostaggio ante litteram.
Nel 1911, ormai vecchio, ritornò a Genova, lasciando alla città di Macerata il suo grande archivio. Portava con sé un bozzetto per un monumento ai Mille da erigersi a Quarto che non venne accettato, perché alla commissione parve anacronistico, ma il capoluogo ligure accolse ugualmente il Tassara come un eroe.

Nel bozzetto per il bassorilievo commemorativo della Spedizione dei Mille, da erigersi a Quarto sono ritratti molti dei protagonisti della spedizione. Nel giovinetto dal cappello a cencio e dai capelli lunghi, intento a tirar la corda che dovrà tenere accostata alla spalletta del molo la nave dalla quale altri dei Mille sbarcheranno, l’artista ha ritratto sé stesso.

tassara
Foto con dedica di Tassara da vecchio


Scoppiata la guerra mondiale, contraddicendo il credo pacifista dei suoi compagni socialisti, fu interventista e volle essere un volontario addetto all’Ospedale Militare di Genova. Ricoverato poco dopo nello stesso ospedale, morì il 15 ottobre 1916.

Oltre alla scultura il suo archivio conserva progetti di architettura e disegni per lavori in ceramica e di artigianato artistico che testimonia il suo percorso intellettuale e la poliedrica attività come scultore, pittore, inventore e, diremmo oggi, designer e che presenta una singolare molteplicità di influenze ed echi con i principali movimenti dell’avanguardia europea tra fine Ottocento e primo Novecento, dal preraffaellismo inglese al naturalismo, al classicismo e al liberty. 
Fu intellettuale e artista vero, capace di superare l’etichetta di scultore dei Mille che lo ha sempre accompagnato.

«Vecchio e socialista»

G.B. TASSARA che definisce sé stesso

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