Giovanni Pullido

Pullido Giovanni di Vincenzo e di Agnese Frezzato nacque a Polesella (Rovigo) 26 luglio 1832.
Era un impiegato giornaliero, soprannominato Ruzza.
Intorno al 1852 espatriò per cercare di sottrarsi a una condizione sociale di povertà e senza prospettive o forse semplicemente per sfuggire alla leva militare. In Piemonte non deve aver trovato fortuna se nel 1855 partecipò come volontario alla spedizione in Crimea.
Nel 1860 partecipò alla Spedizione dei Mille.
Dopo la fine della campagna continuò la dura esistenza degli emigrati veneti, lontani da casa, senza lavoro, senza cittadinanza e che per vivere dovevano elemosinare sussidi.
Infatti nel 1861 Pullido, si rivolse direttamente al re per ottenere un sussidio di lire 60 negatogli dal Ministero dell’Interno. Il testo della richiesta mostra come nelle motivazioni dei volontari veneti spesso prevalesse sugli ideali patriottici il desiderio di una vita migliore. Infatti nella supplica al sovrano, Pullido sottolineava che nei suoi nove anni di emigrazione aveva fatto il possibile per essere utile alla patria e questo «non già per far grande il suo nome, ma bensì per essere beneviso ed assistito in caso di bisogno», vedendosi invece «maltrattato, e talvolta costretto a languire».
Nella lettera racconta che, come tutti i suoi compagni, aveva ricevuto al momento del congedo la gratifica di sei mesi di paga, ma l’aveva spedita alla famiglia. Rimasto per mesi senza il sussidio dell’emigrazione, era stato costretto a contrarre dei debiti e ad impegnare, «per non morir di fame», un vestito appena comprato e due brevetti, quello della Medaglia Inglese di Crimea e quello della prima spedizione in Sicilia, cari «ricordi di tanti sofferti patimenti e ferite».
Alla fine la sua richiesta viene accolta, come anche quella presentata nel marzo 1862 per ottenere un aumento del sussidio giornaliero di una lira, cifra che lo costringeva a vivere nella «più squallida miseria», essendo stato dichiarato inabile al servizio militare a causa delle ferite riportate in guerra.
Nel 1862 risultava essersi trasferito in casa di un amico come professore per i suoi figli e nel 1875 figurava domiciliato a Firenze, di professione scritturale avventizio.
Nel 1878 risultava ancora a Firenze come “trafficante” intendendo una qualche forma di commercio.
Morì a Pistoia nel 1901.

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