Luigi Cavalli

Luigi Cavalli, figlio non riconosciuto dal padre, cercò e trovò un riconoscimento sociale nelle guerre per la patria e nella politica.

Cavalli Luigi, figlio illegittimo del conte Francesco Arrigoni e Lucia Pedon, nacque a San Nazario (Vicenza) il 7 aprile 1839.
Non fu riconosciuto dal padre, trascorse forse i primi anni in orfonatrofio ma poi visse con la madre che faceva la domestica. Grazie all’aiuto economico del padrino Gaetano Costantini si iscrisse agli studi di legge a Padova, Nel 1859 cercò di espatriare per arruolarsi nei “Cacciatori delle Alpi”; fu arrestato e subì una breve pena detentiva; ricondotto a Vicenza e poi a Padova, trovò il modo di attraversare il Mincio, riparando in Emilia per arruolarsi nell’esercito dell’Italia centrale ma non fu accettato sia per la statura sia per l’età.

Trasferito a Pavia per continuare gli studi, pochi mesi dopo seguì i fratelli Cairoli a Genova per la Spedizione dei Mille, aggregato alla VII Compagnia.
Fece tutta la campagna e raggiunse il grado di sottotenente ed ebbe conferita la medaglia d’argento al valor militare
Al termine della campagna riprese gli studi interrotti a Padova, incontrò per la prima volta il padre e si laureò in Giurisprudenza.
Nel 1862 gli fu impedito di imbarcarsi da Genova per il tentativo finito sull’Aspromonte. A fianco di Garibaldi Cavalli fu anche nel 1866 in Trentino e nel 1867 a Mentana

Tornato a Vicenza, iniziò la propria attività politica nelle file dei progressisti. Eletto in Consiglio comunale nel 1872, divenne poi una figura politica di rilievo nazionale e fu eletto deputato nel 1882, seggio che occuperà con un’interruzione fino al 1900. In questo lungo periodo, sempre nel gruppo della sinistra radicale, adottò una linea di intransigente opposizione a tutti governi dell’epoca, battendosi contro il malcostume e la corruzione nella vita pubblica e per riforme economiche che, consentissero di ridurre gli squilibri tra le classi più agiate e quelle subalterne (come l’istituzione di pensioni di anzianità e vecchiaia e l’espropriazionedelle terre incolte).
Negli anni Novanta, Cavalli si oppose tenacemente ai tentativi di Crispi e dei suoi successori allaguida del governo di risolvere le sempre più forti tensioni politiche e sociali con il ricorso a misureautoritarie.
Nel maggio 1898, condannò la violenta repressione delle proteste popolari milanesi da parte del generale Bava Beccaris, che aveva causato centinaia di morti e feriti; si unì, alla strategia ostruzionistica attuata dalle forze di opposizione contro il pacchetto di leggi restrittive del diritto di sciopero e delle libertà di stampa e di associazione proposto dal governo Pelloux.
Nel 1901 fu nominato Senatore. Nel 1915 , in Senato, votò per l’ingresso in guerra, intenzione da lui già preannunciata pochi giorni prima durante una cerimonia con altri ex garibaldini a Quarto dei Mille, suscitando il plauso,di Gabriele D’Annunzio, che, nella circostanza, lo definì “un’anima grande in un piccolo corpo”.

Il sen. Cavalli in una caricatura dell’epoca

“ … Eravamo giovani pieni di fede, ricchi di entusiasmo e capaci di ogni sacrificio…”

L. CAVALLI
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