Michele Magnoni

Michele Magnoni, dimostra l’irriducibile volontà della borghesia meridionale, tramandata tra le generazioni, di sottrarsi al regime borbonico e di unirsi ai magnifici destini della Nazione, repubblicana o monarchica che fosse.

Magnoni Michele di Luigi nacque a Rutino (Salerno) il 2 dicembre 1829.
Apparteneva a una famiglia di ricchi proprietari da decenni coinvolta in cospirazioni antiborboniche.
Il padre aveva partecipato ai moti del 1820 e alla rivolta del 1828.
Nel 1848 benché molto giovane Michele partecipò con il padre e i fratelli ai moti rivoluzionari. Dopo la sconfitta dell’esperimento costituzionale il padre e dei fratelli Salvatore e Lucio che furono incarcerati dopo un periodo di latitanza, ebbero dure condanne. Michele non subì il carcere per la sua giovane età e rimase a tenere le fila del movimento mazziniano sul territorio, che faceva capo al suo clan famigliare. Partecipò con molto scetticismo e preoccupazione alla cospirazione che stava preparato la spedizione di Pisacane. Venne però incarcerato già nel 1856, sempre insieme al padre e ai fratelli che erano stati appena scarcerati.
Dopo oltre due anni di carcere venne inviato in esilio. Giunto a Genova si mise in contatto con gli altri esuli meridionali, partecipando alla preparazione dell’impresa dei Mille.
Si imbarcò sul Lombardo ma ebbe un alterco con Bixio a causa di una discussione politica degenerata e si spostò per questo sul Piemonte. Fu inquadrato come sottotenente di artiglieria nella colonna Orsini.
Tentò di appianare lo scontro tra Nicotera e Fanelli accusato di aver tradito per vigliaccheria la spedizione di Pisacane.
Dopo la conquista della Sicilia fu inviato clandestinamente sul continente per promuovere l’insurrezione nel Cilento e accolse Garibaldi quando questi sbarcò a Sapri ai primi di settembre.
Raccolse molti volontari sul territorio cilentano e fu con essi in linea nella battaglia di Maddaloni e poi alla presa di Capua.

Michele, con il grado di maggiore, fu poi messo al comando di un battaglione di Guardia Nazionale che nel 1863 combatté contro la banda di nostalgici filo borbonici capeggiati da Giuseppe Tardio.

La famiglia ritornò ad essere parte del notabilitato del Cilento. I fratelli maggiori Lucio e Salvatore furono deputati in Parlamento.

Magnoni morì improvvisamente a Salerno nel 1889.

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