Nicolò Maria Velasco

Velasco

Nicola Velasco, coinvolto in una misteriosa faccenda di spionaggio mai chiarita, ed escluso per indegnità dal novero dei Mille.

Velasco Nicola Maria di Emanuele nacque a Trapani il 02-11-1810.  
Era un sottotenente dell’esercito napoletano, quando partecipò ai moti del 1848 e dopo a sconfitta espatriò per lunghi anni di esilio vissuti in ristrettezze ad Alessandria d’Egitto e a Malta. Nel 1857 ottenne di rientrare nel Regno delle due Sicilie.

Nel 1859 espatriò nuovamente a Torino, già accompagnato da qualche sospetto: una lettera diretta a La Masa lo descriveva come “ambiguo”, “ambidestro”, sospettato di essere una spia e raccontava l’episodio dell’omicidio in Egitto di “un povero nero”.
Tuttavia partecipò alla Spedizione dei Mille, ormai cinquantenne, assegnato prima alla II compagnia e poi all’artiglieria. Imbarcato sul “Piemonte” fu di aiuto a Orsini nel preparare le munizioni fondendo il piombo.
Nel corso della campagna pervenne al grado di maggiore nel corpo di artiglieria sotto il comando di Orsini.

Il 7 agosto 1860, dopo aver suscitato numerosi sospetti, venne arrestato a Palermo e sottoposto al giudizio di una Commissione speciale. A Settembre fu destituito del grado e bandito dall’isola con decreto del Pro-dittatore Mordini, per motivi rimasti a lungo misteriosi.
Sembra comunque certo che sia stato processato e degradato perché sospettato di spionaggio a favore del Regno delle Due Sicilie, anche se la documentazione di tale accusa non è mai stata resa nota ufficialmente. Evidentemente nel breve ritorno a casa del 1857, forse provato dal lungo esilio, fu convinto a infiltrarsi tra i garibaldini dall’intelligence napoletana, meno sprovveduta di quel che si suppone.

Un Giurì d’onore in seguito lo giudicò indegno della medaglia e quindi della pensione dei Mille.
Dopo essersi stabilito a Napoli e poi a Firenze iniziò una lunga vertenza, con inutili petizioni al Parlamento e ricorsi in tribunale contro lo Stato italiano per aver riconosciuta se non altro la pensione del servizio militare. Per un periodo lavorò come impiegato alla Società delle strade ferrate meridionali.
Nell’elenco pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nel 1878, compare ancora in vita e residente a Firenze.

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