Paolo Bovi

Paolo Bovi

Paolo Bovi, rude uomo d’armi, seppe organizzare gli aspetti logistici della spedizione, nascondendosi dietro la propria durezza.

Paolo Pietro Bovi Campeggi di Antonio, nacque a (Bologna) il 10 gennaio 1814 in una famiglia di simpatie liberali. Frequentò la facoltà d’ingegneria dell’Università di Bologna. Nel 1832, venne temporaneamente arrestato per aver fatto propaganda. Successivamente riprese gli studi e si laureò, esercitando per qualche anno la professione di “agrimensore” e “ingegnere civile e idraulico”.
Nel 1848 prese parte ai moti insurrezionali, prima entrando nel corpo di Livio Zambeccari come sottufficiale e poi prendendo parte alla difesa di Vicenza.
Dopo la capitolazione della città, passò alla difesa di Roma col grado di tenente al comando della batteria di sinistra di Porta San Pancrazio. Il 27 giugno, perse la mano destra a causa di una palla di cannone, durante l’offensiva francese. Per essersi distinto in battaglia, fu promosso capitano e decorato con la medaglia d’oro al valor militare.

Dopo la caduta della Repubblica Romana rientrò brevemente nell’esercito pontificio; congedato emigrò nel 1850 con Garibaldi, seguendolo in Africa  e in America. Nel 1851, tornò temporaneamente in Italia come ingegnere civile nelle saline in Sardegna, ma dal 1852, per ben due anni, fu ospite insieme a Giuseppe Garibaldi di Antonio Meucci a Staten Island, New York.

Allo scoppio della II guerra d’Indipendenza, nel 1859, entrò a far parte come sottotenente dei Cacciatori delle Alpi, occupandosi degli approvvigionamenti alle truppe e diventando uno dei più stretti collaboratori di Garibaldi.
Nel 1860, prese parte alla Spedizione dei Mille. Durante la sosta a Talamone ebbe l’incarico di recarsi a Grosseto per la ricerca di viveri. Tornò in forte ritardo ma con le vettovaglie necessarie per la truppa. Infatti ebbe il compito di  Commissario di guerra e in Sicilia riuscì a ottenne con fermezza i viveri dalle varie comunità attraversate. Sulla sua partecipazione alla spedizione emergono episodi anche critici, come il racconto di una fucilazione a sangue freddo di una ventina di soldati borbonici.
Finì la campagna con il grado di colonnello e l’incarico d’Intendente generale.
Il 12 giugno 1861 ottenne il cavalierato dell’Ordine militare d’Italia. ed entro nell’esercito regolare.

Partecipò anche alla III guerra d’Indipendenza, prese parte all’invasione del Trentino compiuta dal Corpo Volontari Italiani di Giuseppe Garibaldi. Alla spedizione prese parte anche il figlio Giovanni, che morì l’anno dopo a Monterotondo.
Rientrato nell’esercito si congedò nel 1868.
Morì a Bologna il 28-9- 1874

“Per natura sua riottoso e pronto a infischiarsi dell’intero genere umano”

G. BANDI
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