Pietro Castagna

Castagna Pietro dei Mille

Pietro Castagna, giovanissimo frate, poi bersagliere, poi garibaldino, fu testimone di uno dei più feroci episodi di cui gli ufficiali del neonato esercito italiano si macchiarono dopo l’unità.

Castagna Pietro di Agostino nacque a Verona 15 novembre 1838.
Era un giovane religioso, quando nel 1959 lasciò la tonaca e il Veneto per arruolarsi nell’esercito piemontese.
Nel 1860 era tra i bersaglieri di stanza a Talamone; disertò e salì di nascosto su una delle due navi, nonostante Garibaldi avesse dato ordine di impedire ai regolari di unirsi alla spedizione.
Fu inquadrato nella 1^ compagnia. Fece tutta la campagna e la concluse con il grado di tenente.

Al termine, fu amnistiato e rientrò nel corpo ma nel 1962 disertò nuovamente per unirsi alle truppe che Garibaldi andava radunando in Sicilia. Raggiunta l’isola con mezzi di fortuna, si ritrovò dunque nel messinese con altri volontari che non erano riusciti ad unirsi al Generale ormai sbarcato in Calabria, quando furono intercettati, in località Fantina, dall’esercito regolare.

Il gruppetto sorpreso nel sonno da una compagnia di soldati del 47º reggimento fanteria agli ordini del maggiore Giuseppe De Villata si arrese. Un ufficiale dichiaro che: «… se in mezzo a voi si celano dei disertori, si facciano innanzi. Il re li perdona e li lascerà immediatamente raggiungere i loro corpi». Quelli che si fecero avanti furono circondati, interrogati da un ufficiale e passati immediatamente per le armi. Castagna era tra costoro. Secondo il suo racconto, che in seguito pubblicò sul periodico di Brescia il Fascio della Democrazia, si sarebbe salvato buttandosi a terra, fingendosi morto, e riuscendo a scappare in circostanze poco chiare. Gli altri sette furono effettivamente fucilati e costituiscono le vittime di un episodio sconosciuto e feroce.

Tornò a Verona e sulla G.U. del 1878 risulta “possidente”. Morì a Verona nel 1903.

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