Pietro Stagnetti

Stagnetti Pietro di Luigi nacque ad Orvieto il 30 aprile 1827.
La famiglia lo mandò a studiare a Roma ospite di alcuni parenti ma nel 1846, essendo avverso al governo pontificio, si trasferì a Parigi, dove nel febbraio del 1848 partecipò ai moti che portarono alla caduta di Luigi Filippo e alla proclamazione della Repubblica.
Appresi gli avvenimenti italiani si imbarcò per l’Italia per combattere in Lombardia, prima con volontari livornesi, poi come ufficiale delle truppe romane.
Dopo la disfatta di Novara raggiunse Roma e si distinse nei combattimenti contro i francesi, come aiutante di campo di Garibaldi, durante la difesa della Repubblica.
Seguì Garibaldi nella ritirata fino alla pineta di Ravenna. Da lì Stagnetti in fuga, superato l’Appennino, raggiunse Livorno, da dove si imbarcò alla volta dell’America. Arrivato a New York, incontrò nuovamente Garibaldi e trovò lavoro con lui nella fabbrica di candele di Antonio Meucci. Durante l’esilio americano ebbe modo anche di formarsi una famiglia ma dopo qualche anno tornò in Italia, e non potendo rientrare nello Stato Pontificio per un provvedimento di messa in esilio, si stabilì a Genova e collaborò con i democratici del Comitato dell’emigrazione romana.

Nel 1859, si arruolò nei Cacciatori delle Alpi di Garibaldi come tenente.
Nel 1860 Stagnetti partecipò all’impresa dei Mille prima come capitano, poi maggiore aiutante di campo del Generale. Rimase ferito sia a Milazzo che a Reggio Calabria, ottenendo la Croce dell’ordine militare di Savoia. Entrò a Napoli in carrozza a fianco di Garibaldi, con il quale strinse una vera amicizia, e con lui si imbarcò il 9 novembre alla volta di Caprera, dove rimase qualche tempo. Sembra che Garibaldi lo abbia rimandandato sul continente perchè, nonostante la famiglia lasciata a New York, aveva iniziato una relazione con una donna della Maddalena da cui aveva avuto anche dei figli.
Entrò come ufficiale nell’esercito regolare. Ma si dimise nella primavera del ’64, ed era schedato come sovversivo dal ministero dell’Interno.

Nel 1864 fu al seguito dell’Eroe dei Due Mondi nel viaggio trionfale di Londra, quindi, ancora nel suo Stato Maggiore nella campagna del 1866, dove si guadagnò una menzione onorevole a Bezzecca.
Alla fine della Campagna, tornò temporaneamente a Genova.
Nel 1867 fu inviato da Garibaldi, a Orvieto, per raccogliere volontari per la liberazione di Roma. Dopo la disfatta di Mentana, rimase attivo nelle associazioni di reduci.
Nel 1972 risultava residente a Roma.
Nel 1876, ammalato, si ritirò a vivere con la famiglia a Monterotondo dove morì il 28 aprile del 1888.


“morì qual visse, libero credente e libero repubblicano, con la fede nell’avvenire”.

Necrologio
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