Ulisse Pedotti

Ulisse Pedotti, fervente patriota, subì il carcere dello Spielberg, morì a Vita per le ferite ricevute a Calatafimi e meritò una lapide solo a causa del fratello Ministro.

Pedotti Annibale Ulisse di Paolo nacque a Laveno (Varese) 13 maggio 1831.
Fece parte della Giovine Italia e a 17 anni, nel 1848, partecipò alle 5 giornate di Milano.
Si trovava a Mantova nel 1855 quando, reo di esplicare attività politica antiaustriaca, fu arrestato e
rinchiuso nella fortezza della città, di qui passò nella prigione di Iosephstad e infine nelle famigerate segrete dello Spielberg.
Nel 1858, dopo tre anni di duro carcere, fu graziato in seguito alla nascita del Principe d’Austria e
fu costretto a riparare in Piemonte, in volontario esilio. Nel 1859 all’annunzio della II Guerra d’Indipendenza si arruolò nel corpo dei Cacciatori delle Alpi.
Nel 1860 partecipò alla spedizione dei Mille, aggregato alla 5^ compagnia.
Nella battaglia di Calatafimi riportò gravi ferite all’inguine, fu trasportato a Vita e ricoverato in una casa privata o forse nel convento di San Michele e quindi trasportato a Calatafimi. A nulla valsero le cure, morì il 12 giugno 1860 e fu seppellito nella chiesa di San Francesco.
Sulla lapide dell’ossario di Calatafimi fu inciso il suo nome come caduto in quella battaglia. Priva di fondamento è la nota sulla G.U. del 1878 che lo riporta caduto il 10 ottobre 1860 sul Volturno.

Il fratello Ettore fu anch’esso garibaldino; entrò nell’Esercito raggiungendo il grado di Generale.
Nel 1903 fu nominato senatore e dal 1903 al 1905 Ministro della Guerra.
Forse per onorare l’insigne fratello, nel 1904 il comune di Vita fece murare una lapide che ricordava Ulisse Pedotti e alla cerimonia intervenne il ministro.
La lapide che dapprima fu murata sulla facciata della casa comunale, nel 1934 fu divelta e murata
accanto all’ingresso della chiesa di San Francesco.

“non vedrò più i miei”.

Le sue ultime parole
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