Giovanni Maria Damiani

Giovanni Maria Damiani

Giovanni Maria Damiani era stato un cospiratore, aveva viaggiato in Oriente e aveva avuto tante avventure, ma con la mente fu per sempre uno dei Mille.

Giovanni Maria Damiani di Carlo e di Dominichina Barzini nacque a Piacenza, allora parte del Ducato di Parma il 4 ottobre 1832.
A 16 anni passò il confine per raggiungere Torino e partecipare alla I Guerra d’Indipendenza, aggregato al 12° Regg. Fanteria. Prese parte ai combattimenti di Custoza e forse di Novara, dove cadde il fratello maggiore Sigismondo.
Tornò a Piacenza, ma essendo ormai sorvegliato dalla polizia, decise di emigrare in Turchia, dove si dette al commercio, viaggiando attraverso l’Impero ottomano. Nel 1853 da Costantinopoli arrivò a Londra, dove prese contatti con Mazzini, e fu mandato in missione in Italia. Prima di abbandonare nuovamente l’Italia sembra abbia sfidato il governo ducale facendo sventolare il 15 agosto 1853, nella piazza a Piacenza una bandiera tricolore. Successivamente prese di nuovo la via dell’Oriente e si recò in Egitto, dove era presente una numerosa colonia di emigrati politici italiani, commerciando in cavalli e pietre preziose. Nel 1858 seguì Felice Orsini a Parigi e fu coinvolto nel fallito attentato a Napoleone III, fuggendo poi nuovamente in Inghilterra. Nel 1859, quando la guerra contro l’Austria era ormai imminente, Giovanni Maria Damiani tornò in Italia, entrò clandestinamente nel Ducato di Parma e a Piacenza riuscì a portare via a forza il fratello, che svolgeva il servizii di leva nell’esercito ducale e riparare subito dopo in Piemonte per partecipare alla II Guerra d’Indipendenza, aggregato alle Guide e poi seguì Garibaldi nelle Romagne.

Nel 1860 partecipò alla spedizione dei Mille. Nella battaglia di Calatafimi si distinse nella mischia intorno alla bandiera di Valparaiso. Fu promosso tenente delle Guide, concluse la campagna come capitano fdi fanteria ed ebbe le medaglie commemorative e la Croce di Cavaliere dell’ordine militare di Savoia, per essersi distinto a Calatafimi, a Palermo e al Volturno. Al termine della Spedizione entrò nell’esercito regolare come capitano di cavalleria.
Quando nel 1862 Garibaldi organizzò la spedizione per Roma conclusasi tragicamente ad Aspromonte, Damiani tentò di unirsi a lui ma fu fermato a Napoli. dopo poco dette le dimissioni dall’esercito. Anche il fratello Pietro, che per seguire Garibaldi aveva disertato dall’esercito regolare, fu condannato e morì poco dopo in carcere.
Uscito dall’esercito, Damiani si mise in affari ma con poca fortuna, dimorando per qualche tempo a Torino e Napoli.
Nel 1866 partecipò alla III Guerra d’Indipendenza, sempre nel corpo delle Guide come secondo in comando di Missori, con cui ebbe rapporti assai difficili. Si distinse a Bezzecca meritando una medaglia d’argento al valore militare.
Partecipò anche alla campagna nell’Agro romano.
Si stabilì poi a Firenze dove tentò nuovi affari e poi a Bologna, dove fu corrispondente dell’Agenzia Stefani e nel 1878 ottenne il posto di economo presso l’Università. In tale veste fu in relazione a persogaggi famosi dell’ateneo come Carducci e Pascoli.

Nel 1876 pubblicò sul Resto del Carlino l’epopea dei Mille: “Da Quarto al Volturno“.

Provato dalla malattia, morì suicida nel 1908

Giovanni Maria Damiani

“…Certo, per lui, nulla andava bene; tutto era riuscito minore e peggiore di quel che avrebbe voluto, di quel che il Generale aveva sognato… “

“…Egli era il Capitano delle Guide, il Cavaliere di Savoia, era l’Economo, voi sapete…. E teneva accanto all’altra, una sua contabilità: la contabilità della gloria e della morte: il registro dei Mille. A mano a mano che uno dei Mille si spegneva, egli cassava un nome. I Mille erano ridotti a poco più a poco meno di cento. Ma egli non volle veder la fine, e una notte cancellò se stesso…”

Giovanni Pascoli

…che se fossi scultore, getterei in bronzo lui e il suo cavallo, alti, piombati sopra un viluppo di teste e di braccia, quale rimase impresso a Calatafimi”.

Giuseppe Cesare Abba
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