Achille Majocchi

Majocchi

Majocchi Achille di Giovanni e di Rachela Antongini nacque a Milano 3-11-1821.

Studiò all’Università di Pavia e poi fu assunto a lavorare alla Delegazione Provinciale. Ben presto coltivò ideali mazziniani e unitari. Divenne amico di Giacomo Griziotti.
Da poco laureato, partecipò all’insurrezione delle Cinque Giornate di Milano. Si arruolò volontario per il Veneto, si distinse combattendo a Mestre coi gradi di caporale e nell’agosto 1849 fu promosso ufficiale. Nel 1853 partecipò a un moto insurrezionale a Milano. Inviato sul posto dallo stesso Mazzini, si rese subito conto della impreparazione dei rivoltosi e cercò invano di dissuaderli dalla folle impresa. Comunque rischiò la cattura sulle barricate e l’impiccaggione al Castello di Milano come avvenne per altri rivoltosi: riuscì invece a lasciare di nascosto la città in barca lungo il Naviglio. Lasciò una memoria degli avvenimenti.

Nel 1860 partecipò alla Spedizione dei Mille. Fu aggregato allo stato maggiore col grado di tenente.
Rischiò la morte a Calatafimi dove fu ferito a ad un fianco e al braccio sinistro. Subì l’amputazione di un braccio nell’ospedale di Vita. Promosso capitano, fece la convalescenza a Salemi dove intervenne nel fermare i disordini causate dalle vendette di alcuni facinorosi che avevano ucciso un agente di polizia ed un appaltatore di dazio. Il Majocchi benché mutilato affrontò da solo la turba inferocita. Per riconoscenza il comune di Salemi volle offrirgli la cittadinanza onoraria.
Partecipò anche alla battaglia di Maddaloni, ebbe la Croce dell’ordine militare di Savoia, finì la campagna come tenente colonnello. Con tale grado entrò nell’esercito italiano, prima nel Corpo di Stato Maggiore delle piazze e poi come comandante militare della provincia di Cosenza.
Nel 1869 fu collocato a riposo a sua domanda.

Majocchi e Dunjov
Majocchi con il colonnello garibaldino Stefan Dunjov (di origine bulgara) entrambi feriti e amputati durante l’impresa.

Nel 1876 fu eletto al Parlamento nel collegio di Borghetto Lodigiano e dieci anni dopo fu rieletto nel collegio di Milano IV.
Fu il primo che in Parlamento rilevò le misere condizioni degli asili infantili e ne propose il passaggio dal Ministero dell’Interno a quello della Pubblica Istruzione.
Lanciò anche un appello, perché venisse soccorsa la famiglia di Giovanni Pantaleo di Castelvetrano che aveva deposto l’abito talare per combattere con Garibaldi.
Infine disgustato delle vane battaglie parlamentari si dimise da deputato, anche perchè non si poteva permettere di vivere a Roma con la sola pensione dei Mille.
Ridotto quasi in povertà, aveva infatti ottenuto la licenza per una rivendita di tabacchi a Torino e poi a Milano. Negli ultimi anni si ritirò a vivere presso il fratello Ferdinando, a Torre d’Isola (Roma), dove morì il 1 ottobre 1904. La sua salma riposa a Torino.

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