Filippo Erba

Erba

Filippo Erba per venti anni fu un combattente, fedele non alla monarchia ma a Garibaldi, alla repubblica e alla speranza di una rivoluzione, di un “Patatrac”, come scrisse sulla sua bandiera.

Erba Filippo di Luigi e di Rachele Gerosa nacque a Milano il 3 febbraio 1834.
Nel 1848 frequentava la quarta classe ginnasiale quando scappò di scuola per partecipare alla Cinque giornate.

Nel 1860 partecipò alla spedizione dei Mille, imbarcato sul “Lombardo e assegnato alla VI compagnia con il grado di sergente.
G.C. Abba lo ricorda in giro con lui per Palermo, durante le giornate dell’armistizio, a sparare ai piccioni per provare l’abilità nella mira.
Fece tutta la campagna fino al Volturno.

Partecipò alla disastrosa campagna di Francesco Nullo in Polonia.
Nel 1866, con il grado di Maggiore, partecipò alla III Guerra d’Indipendenza nel primo Reggimento Volontari Sulle balze del Trentino meritò l’elogio del Generale e una menzione onorevole al valor militare. Lo stesso Generale Garibaldi nelle sue memorie ebbe a fare un accenno: “Contemporaneamente ai combattimenti di Bezzecca e di Condino, ne avveniva uno alla nostra sinistra, nei monti dove il Maggiore Erba, con distaccamenti credo del 1° Reggimento, si era sostenuto contro una forza superiore di nemici ciocché prova quanto fossero numerosi gli austriaci che ci stavano di fronte”.

Nel 1867 fu ancora accanto al Generale Garibaldi nel tentativo di liberare Roma al comando di un battaglione. Rimasto chiuso a Mentana, dovette arrendersi insieme a Burlando, Vecchi, Sgarallino, Torre-Torelli e Bertani. Tradotto prigioniero a Roma nel Castel S. Angelo, poi al bagno penale di Civitavecchia da cui venne scarcerato qualche mese dopo.

Nel 1870 eccolo ancora al seguito del Generale Garibaldi in terra di Francia contro i Prussiani. Con il grado di Maggiore ebbe il comando del II battaglione la cui bandiera portava scritto “Patatrac”. Durante i combattimenti di Digione il suo battaglione ebbe pesanti perdite.

Erba

Nel 1872 partecipò ai funerali di Mazzini a Genova sfilando con la bandiera del suo battaglione con il motto Patatrac.
Abitò a Milano, poi a Monza e infine a Gorgonzola dove morì il 3 dicembre 1905.
Il corteo funebre fu imponente; popolo e personalità politiche lo accompagnarono all’ultima dimora.

“… il battaglione Erba aveva una bandiera tutta rossa sulla quale in lettere d’oro stava scritto: Patatrac. I cittadini ogni poco ci fermavano per domandarci che significava quella arcana parola, e noi rispondevamo loro che significava ciò che era tanto bramato da noi, ciò che ora il procuratore del re non mi permette di far sapere ai lettori…”

Ettore SOCCI

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