Alberto De Nobili

De Nobili

Alberto De Nobili, barone calabrese, seppure nato a Corfù, fu acceso anticlericale e morì ancora giovane per tubercolosi.

De Nobili Alberto, di Cesare e di Elena Ninzovich, nacque probabilemnte a Corfù il 12 maggio 1837.
Apparteneva a una una delle più antiche ed illustri famiglie di Catanzaro (avevano il titolo baronale).
I genitori si trovavano a Corfù per sfuggire a una faida familiare: il padre Cesare, con i suoi fratelli, aveva assassinato il barone Saverio Marincola per una vicenda d’onore che aveva coinvolto una delle loro sorelle.
Durante la permanenza a Corfù Cesare aveva sposato Elena Minz di origine slava.
Alberto rimasto orfano in giovane età d’entrambi i genitori tornò dai parenti a Catanzaro con il fratello e con le sorelle Carlotta ed Isabella. La sua istruzione avvenne in collegio.
Fin da giovane manifestò sentimenti antiborbonici come del resto il fratello maggiore Federico che perse la vita nel 1848 negli scontri all’Argitola.
Caduto in sospetto della polizia borbonica fu condannato a un lungo periodo al confino dapprima a Tropea poi a Squillace, poi in altre località.
Nel 1859 si trovava a Napoli per studiare quando al sentore della II Guerra d’Indipendenza accorse verso il Piemonte, anche se non sembra che riuscisse a giungere per partecipare ai combattimenti.
Nel 1860, nonostante avesse contratto la tubercolosi, accorse a Genova per partecipare alla Spedizione dei Mille. Si imbarcò spossato dalla febbre su di una barella. Forse ebbe un trattamento di riguardo, visto che Garibaldi fece sbarcare a Talamone malati e invalidi.
A Calatafimi diede comunque prova del suo coraggio e si guadagnò il grado di tenente e si distinse
ancora a Palermo.
Liberata la Sicilia dall’oppressione borbonica precedette con lo Stocco l’arrivo di Garibaldi in Calabria con la speranza di accendere la rivoluzione nella provincia di Catanzaro. A Tiriolo costrinse 300 soldati borbonici a deporre le armi e con le stesse armi armò altrettanti patrioti.
A Crotone raccolse 38.000 ducati e li consegnò ad Antonio Greco che in quel frattempo era governatore di Catanzaro. Combatté ancora con valore sulle rive del Volturno. Al termine della campagna ritornò a Catanzaro.
Ebbe le medaglie commemorative.
Nel 1862 seguì il generale Garibaldi ad Aspromonte. Nel 1864 partecipò ai tentativi di rivolta nel
Friuli, vendendo alcune proprietà per finanziare l’impresa.
Ritornato ancora a Catanzaro si diede alla politica e fu fortemente anticlericale. Fu eletto consigliere della giunta comunale e intanto fu nominato, dal Ministro Lanza, Colonnello Ispettore delle Guardie Nazionali.
La malattia lo portò alla morte la notte del 4 novembre 1865, ancora giovane.



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