Alfonso Morgante

Alfonso Morgante

Alfonso Morgante combattè con valore per la Patria in tre guerre. Tornato a casa, al contrario di altri, seppe costruirsi una vita piena di soddisfazioni.

Morgante Alfonso Luigi di Girolamo e di Angela Armellini nacque a Tarcento (Udine) il 8 agosto 1835. Il padre era avvocato e patriota. Alfonso fece gli studi liceali a Udine.
Nel 1859, mentre frequentava l’ultimo anno della facoltà di legge a Padova, abbandonò gli studi e, assieme a Adolfo Luzzatto e P. Bertossi, accorse volontario nel Piemonte. Fu arruolato come volontario nel II Reggimento Granatieri e da semplice soldato si trovò il 24 giugno a San Martino per parecchie ore di fronte al nemico e più tardi all’assedio di Peschiera. Dopo l’armistizio di Villafranca riprese a Padova gli studi interrotti e il 3-5-1860 conseguì la laurea.

Nel 1860 partì per Genova con Giovanbattista Cella. A Talamone fu assegnato alla VII compagnia comandata da B. Cairoli. Nella battaglia di Calatafimi combatté da valoroso meritando una medaglia d’argento. Ebbe la nomina a sottotenente e a luglio 1860, la promozione a tenente.

In quanto laureato in legge, Alfonso Morgante durante la campagna ebbe anche l’incarico di pubblico giudice a norma della legge marziale bandita dal Generale Garibaldi.
Combatté ancora valorosamente sul Volturno. Nel dicembre del 1860 allorché fu sciolto il corpo di spedizione, Alfonso rassegnò le dimissioni, rinunciò di tornare a Tarcento per evitare ritorsioni poliziesche e si stabilì in Lombardia.
Ebbe le medaglie commemorative e la pensione dei Mille.
Nel 1862 fu ancora con Garibaldi ma non giunse sull’Aspromonte perché colpito da grave pleurite e ricoverato all’ospedale di Reggio Calabria.

Nel 1865 fu notaio a Teglio (Sondrio) e fu eletto consigliere comunale e provinciale.
Nel 1866 partecipò alla III guerra d’Indipendenza con il grado di luogotenente e si trovò nel Trentino al comando della IV compagnia del VII Regg. Volontari.
Nel 1869 ritornò a Tarcento esercitando la professione di notaio per oltre quarant’anni fino alla sua morte.
Dal 1870 fino al 1905 fu consigliere provinciale e nell’amministrazione della sua città fu consigliere, assessore e sindaco, dal 1882 al 1885.
Nel 1911 il re Vittorio Emanuele III lo nominò commendatore.
Morì a Tarcento il 23-11-1911.

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