Egisto Bezzi

Bezzi

Bezzi Egisto (o Ergisto) di Giovanni Battista, medico condotto, e Felicia Benvenuti , nacque a Cusiano (Trento) il 16 gennaio 1835.

Dopo aver frequentato il Liceo nella città di Rovereto, lavorò come commesso a Trento e poi si trasferì a Milano ove si impiegò in un’azienda commerciale. Alla vigilia della seconda guerra d’indipendenza del 1859 emigrò clandestinamente riparando in Piemonte e si arruolò volontario a Torino nelle Guide comandate da Francesco Simonetta.

Nel 1860 partecipò alla spedizione dei Mille, ancora tra le file del corpo delle Guide, e attorno a lui si riunivano tutti i trentini dell’esercito. Fu dei primissimi con Francesco Nullo a penetrare nelle difese di Palermo e a mettere il piede in Calabria con Alberto Mario.
Conquistò i galloni di ufficiale sul campo: sottotenente a Palermo, tenente dopo la presa di Milazzo, capitano dopo Reggio Calabria, aiutante di campo del generale Stefano Türr.

Al termine dell’impresa ritornò a Milano. Inflessibile repubblicano rifiutò la croce di cavaliere di Savoia seppure assegnatagli.
Divenne un personaggio di primo piano del Risorgimento italiano come intermediario tra Mazzini e Garibaldi. Il 13 novembre del 1864 tentò l’insurrezione del Trentino, partendo con 150 uomini per la Val Trompia, ma arrestato dai carabinieri italiani fu rinchiuso nel carcere di Brescia e poi di Alessandria.

Nella terza guerra di indipendenza del 1866, di nuovo arruolato volontario come capitano nelle Guide, partecipò da valoroso a tutti gli scontri di quella campagna: alla battaglia di Ponte Caffaro, Monte Suello e alla battaglia di  Bezzecca ove fu ferito alla gamba. A guerra finita rifiutò un’altra volta la croce di Savoia e anche questa gli fu assegnata d’autorità. Nel 1867, nella battaglia di Mentana, fu ferito ad ambo le cosce. A causa delle ferite portò le stampelle per tre anni.

Si stabilì a Milano dove fece l’impiegato in una ditta commerciale per conto della quale intraprese l’attività di produzione di prodotti in sughero.
Intransigente dal punto di vista politico, rimase repubblicano e si oppose alla politica di Crispi e in particolar modo alle imprese coloniali.
Nel 1890 rifiutò il mandato di Ravenna che lo aveva eletto deputato scomparendo dalla scena politica italiana. Mantenne relazione con i patrioti trentini tra i quali Cesare Battisti.
Dal settembre del 1909 si stabilì a Torino con il nipote Mario, entomologo di fama.
Morì a Torino il 3 agosto 1920.

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