Eugenio Ravà

Eugeneo Ravà

Eugenio Ravà, salì di nascosto sul “Lombardo” e da quel momento fu sui campi di battaglia per dieci anni, dall’Italia agli Stati Uniti e alla Francia.

Eugenio Ghion Aron Ravà di Leone e di Allegra Liuzzi nacque a Reggio Emilia il 1° maggio 1840, in una famiglia di commercianti di religione ebraica.
Era studente e domiciliato a Parma quando nel 1859 accorse in Piemonte in vista di una guerra con l’Austria con i suoi fratelli Enrico e Federico che con Eugenio parteciparono alla II Guerra d’Indipendenza. Vestì la divisa dei Bersaglieri della 37ª compagnia e si distinse a Vinzaglio e San Martino.

Dopo l’armistizio fu assegnato alla guarnigione di Porto Santo Stefano. Nel 1860 quando il corpo di spedizione vi sostò per i rifornimenti, disertò e si imbarcò clandestinamente sul “Lombardo”.
Eugenio Ravà fu aggregato alla prima compagnia (Bixio). A Palermo ebbe la promozione a sottotenente e più tardi a capitano ed ebbe il comando di una compagnia del 1° Battaglione Bersaglieri della 18ª Divisione. Dopo la presa di Reggio si inoltrò sulle montagne di Aspromonte con Menotti Garibaldi e proseguì per Cosenza, Catanzano, Napoli. Si batté eroicamente nella battaglia del Volturno.
Dopo l’impresa dei Mille non poté rientrare nell’Esercito regolare in quanto disertore. Ritornò a Parma e qui, il 30 aprile 1861, fu arrestato e condannato ad un anno di reclusione. Condonata la pena poté rientrare nel corpo dei Bersaglieri per il servizio di leva e promosso sergente.

Nel 1862 seguì Garibaldi in Aspromonte e dopo l’arresto del Generale riuscì a fuggire e non potendosi presentare al Battaglione perché ancora una volta disertore, travestito da contadino restò alla macchia finché riuscì a imbarcarsi per Liverpool e da qui in America. Fece il manovale, per vivere, ma avendo con sé una lettera di presentazione di Garibaldi si presentò al Comando militare e fu incorporato nelle file del Generale Ulisse Grant con l’antico grado di capitano. Combatté valorosamente nella guerra di Secessione.

Nel 1865 rientrò in Italia e subì la condanna di un anno di carcere militare e la rimozione del grado. Amnistiato raggiunse nel suo Corpo il Vecchio Battaglione per terminare la sua ferma tante volte interrotta. Allo scoppio della terza guerra d’Indipendenza fece in modo di essere congedato per poter di nuovo indossare la camicia rossa e con il grado di capitano ebbe il comando di una compagnia del 3° Reggimento Fanteria nel corpo dei Volontari. Non avendo il ministero voluto riconoscergli il grado, egli rimase comunque nel 3° Regg. con il grado di furiere e partecipò ai combattimenti di Monte Suello (3 luglio), di Lodrone (10 luglio) e alla ritirata di Sant’Antonio. Al termine della campagna ritornò a Reggio. Nel 1867 seguì ancora il Generale Garibaldi a Mentana.
Nel 1870 seguì ancora una volta, nella campagna del Volsgi, il generale Garibaldi. Partecipò ai combattimenti di Digione e di Autun.

Ritornato in Patria si stabilì a Milano fino al 1878. Dal 1878 fino alla morte si stabilì a Parma, facendo il rappresentante di commercio, mantenendo viva l’idea repubblicana. Fu membro del Consiglio Comunale dal 1889 al 1901. Morì a Parma il giorno l’11 luglio 1901. Fu seppellito nel cimitero degli israeliti di Parma. Il municipio lo volle ricordare con una epigrafe che ricorda tutte le sue gesta.

“Raccomando ai miei amici di America il sig. Eugenio Ravà: Egli è uno dei Mille che mi seguirono a Marsala. Possa la benevole accoglienza di un popolo libero essere di conforto al capitano Ravà nell’esilio che gli cagiona il suo grande amore per le giuste cause. Firmato Garibaldi”.

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