Giuseppe Dezza

Dezza

Giuseppe Dezza, da anonimo ingegnere funzionario del catasto a eroe; da sottotenente a colonnello in sei mesi. Fu eroico combattente, alto ufficiale, deputato e senatore del nuovo Regno.

Dezza Giuseppe di Baldassare e di Carolina Magnani nacque a Melegnano (Milano) il 23 febbraio 1830 da in una famiglia di proprietari terrieri di sentimenti filo.italiani.
A nove anni venne mandato a frequentare il ginnasio a Milano da cui fu espulso nel 1841 per indisciplina, per completare gli studi ginnasiali in un collegio. Tornato poi a Milano finì il liceo e si iscrisse al corso di laurea di matematica all’Università degli Studi di Pavia. 
Nel 1848 partecipò alle 5 giornate di Milano e fu volontario nella campagna contro gli austriaci partecipando alla 1^ guerra di indipendenza con i Corpi Volontari Lombardi e poi con Garibaldi.
Con l’Armistizio di Salasco nel 1849. e la successiva amnistia per i combattenti, Dezza ritornò a casa e nel nel 1851 si laureò a Pavia ingegnere civile. Nel 1853 terminò con successo all’Accademia di Brera il corso di perfezionamento in architettura. Terminati gli studi, trovò un buon impiego nell’amministrazione del Censo, dove lavorò ininterrottamente per dieci anni.

Nel 1859 partì per il Piemonte, dove venne arruolato nel 3º Reggimento dei Cacciatori delle Alpi e partecipò alla II guerra dì indipendenza..
Essendo ingegnere, venne incaricato di provvedere ad alcuni lavori di fortificazione presso Olcenengo. Qui fece conoscenza di Nino Bixio, che fu colpito dalla competenza nel lavoro e dalla fermezza nei modi del Dezza, che allora era un soldato semplice. Da questo momento nacque con il Bixio un lungo rapporto di amicizia e di fiducia, che si rafforzò negli anni successivi. Entrambi uomini risoluti e determinati, dopo l’Unità si schierarono a Destra e a favore della monarchia (lo stesso Dezza fu, in seguito, aiutante di campo di Vittorio Emanuele II di Savoia).
Garibaldi fu piuttosto soddisfatto del lavoro svolto alle fortificazione, tanto che prese a chiamarlo «il mio ingegnere». Dopo aver svolto ancora compiti di ingegneria, tra cui il ponte galleggiante sul Ticino e le fortificazioni durante la Battaglia di Varese, venne nominato sergente furiere. Inquadrato nella compagnia di De Cristoforis, combatté valorosamente nella Battaglia di San Fermo e il 27 maggio lui e la sua pattuglia furono i primi ad entrare a Como. Per queste azioni venne nominato da Garibaldi  sottotenente e decorato con la medaglia d’argento al valor militare.

Il suo ritorno al lavoro civile durò poco: il 2 maggio 1860, mentre si trovava ad Argegno a casa di amici, ricevette da Nino Bixio un biglietto cifrato con scritto «Grano 36 lire». Ciò significava che mancavano 36 ore alla partenza della Spedizione dei Mille. La notte stessa era a Genova, dove insieme Bixio si presentò a Garibaldi per ricevere disposizioni su come prendere il Lombardo e il Piemonte.
Con il grado di sottotenente aggregato alla 1^ compagnia. e dopo lo sbarco a Marsala, allorquando Bixio assunse il comando del 1° Battaglione, Dezza assunse il comando della compagnia e il grado di tenente.
Si distinse nella battaglia di Calatafimi di cui redasse una relazione. Lasciato in riserva partecipò all’ultimo decisivo assalto e si guadagnò i gradi di capitano.
Dopo la battaglia per Palermo venne nominato maggiore e gli venne affidato il comando del 1º Battaglione, essendo Bixio ferito.

Dopo Milazzo, a seguito di un’altra riorganizzazione delle truppe garibaldine, venne nominato tenente colonnello nella divisione guidata da Nino Bixio. Durante Battaglia del Volturno, il Dezza diede grande prova di valore. A Monte Caro, in difficoltà sotto l’attacco del nemico, riuscì a resistere e organizzare una riuscita manovra di aggiramento delle truppe bavaresi, nonostante l’inferiorità numerica. In seguito alla vittoria il Dezza venne promosso colonnello e ricevette la croce di Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia. Quando Bixio cadde da cavallo, fratturandosi una gamba, Garibaldi non ebbe dubbi nell’affidare al colonnello Dezza la guida della divisione che avrebbe dovuto attraversare il Volturno per andare incontro a re Vittorio Emanuele II. Così che toccò a Dezza ricevere il Re sabaudo sulla strada da Caianello e accompagnarlo allo storico incontro con Garibaldi. Ebbe origine in quella circostanza la stima e l’amicizia per Dezza da parte del sovrano che non l’avrebbe dimenticato, fino a farne nel 1872 suo aiutante di campo e seguendone la successiva carriera che lo portò al grado di generale dell’esercito regio.
Il 3 novembre 1860 nella reggia di Caserta, allorquando furono distribuite le medaglie commemorative, il Dezza ebbe l’incarico di chiamare ad uno ad uno i Mille.
Nel 1866 partecipò alla terza Guerra d’Indipendenza.
Nel 1875 fu l’artefice della storica visita di Garibaldi fatta al Re Vittorio Emanuele al Quirinale.


Fu eletto deputato per due legislature presiedendo la commissione parlamentare per l’esercito e nel 1889 fu nominato Senatore.
Ebbe un’infinità di onorificenze e fu collocato in congedo nel 1895.
Morì a Milano il 14 maggio 1898 e la sua salma fu trasportata a Melegnano e seppellita nella tomba di famiglia.
Scrisse delle Memorie autobiografiche, senza intenti letterari ma di notevole interesse, come testimonianza di quella corrente che da posizioni garibaldine giunse a schierarsi con la monarchia una volta compiuta l’Unità.

Giuseppe Dezza in divisa di Colonnello, 1863
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