Gustavo Meneghetti

Meneghetti

Gustavo Meneghetti, per seguire il padre lasciò la propria casa in Veneto e per seguire il suo eroe Garibaldi rinunciò a una nuova vita in America.

Gustavo Meneghetti di Luigi nacque a Santa Maria Maggiore (Treviso) il 30 novembre 1841.
Nel 1859 partecipò diciottenne insieme con il padre alla 2° Guerra d’Indipendenza. Dopo l’armistizio non potendo tornare in Veneto, dovettero espatriare in Piemonte, dove il figlio entrò nell’esercito.

Con il grado di sergente fu aggregato al III Reg. Bersaglieri e nel 1860 si trovò di guarnigione a Santo Stefano sulla costa toscana. Quando le navi dei Mille attraccarono a Talamone per rifornirsi, Gustavo Meneghetti fu tra i pochi bersaglieri (tra cui Francesco Bidischini) che riuscirono di nascosto a salire a bordo del “Piemonte” per partecipare alla spedizione dei Mille. Questo nonostante gli ordini di Garibaldi di non accettare volontari che fossero arruolati nell’esercito per non creare difficoltà al governo Cavour. Fu aggregato alla VII compagnia (B. Cairoli).
A Calatafimi si segnalò alla conquista del cannone assieme a Cariolato, fu ferito ad una spalla e si guadagnò il grado di sottotenente. In seguito, durante la Campagna, ebbe il grado di capitano e le medaglie commemorative.

Nel 1862 seguì il generale Garibaldi ad Aspromonte e conobbe la prigione di Bard. In quel periodo Meneghetti fece domanda al Ministero dell’Interno di un passaporto per gli Stati Uniti d’America, dove era fiducioso di trovare una stabile occupazione, vista l’impossibilità di tornare a Treviso. La sua richiesta venne accolta con sollecitudine dal Ministero nell’ottobre 1862, ma ma partenza non ci fu. Scarcerato si recò a Caprera e ci rimase circa un anno, aiutando Garibaldi a portare avanti la piccola azienda agricola che aveva impiantato sull’isola. Nel 1866 partì per la III Guerra d’Indipendenza, capitano nel IX Reg. e in quelle Alpi contrasse una malattia che lo consumò rapidamente. Dopo la guerra tornò a Treviso dove morì il 13 novembre 1866. Prima di morire, nella stanza era entrato un prete e allora Gustavo mostrando l’immagine di Garibaldi che stava appesa al suo capezzale, disse: “Questo è il mio Dio”.

“…Intanto un pugno di valorosi aveva guadagnata l’altezza e s’ era impadronito di un cannone, i prodi che primi compirono quella brillante fazione furono il sergente dei bersaglieri signor Meneghetti Gustavo di Treviso e la guardia d’onore signor Cariolati..”

G. CAPUZZI
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