Stefano Messaggi

Stefano Messaggi

Messaggi Stefano Giuliano nacque a Milano 21 maggio 1840 da Giovanni Battista e di Angela Maria Cappuccini coniugi di Treviglio che si erano trasferiti nel capoluogo lombardo per motivi di lavoro (il papà faceva il tipografo).
Stefano trascorse la sua adolescenza a Treviglio presso lo zio paterno don Stefano curato della parrocchia .
Era impiegato a Verona presso la direzione delle strade Ferrate “Lombarda – Veneto” quando, da poco diciannovenne, nel 1859 corse a Treviglio per arruolarsi nell’esercito piemontese, ma la pace di Villafranca fermò il suo slancio e ritornò al suo lavoro.
Nel 1860 corse a Genova, e partecipò alla Spedizione, fu assegnato alla I compagnia (N. Bixio).
Si distinse nella battaglia di Calatafimi tanto da meritare una medaglia d’argento
Il 27 maggio a Palermo fu ferito gravemente all’omero destro con lesioni dell’osso. Ricoverato all’ospedale, vi stette parecchie settimane con la continua minaccia di avere amputato il braccio. Nel mese di agosto fu costretto a ritornare a Treviglio dove fu curato anche dal nonno materno, medico condotto della cittadina, per una convalescenza per cui non poté più prendere parte al resto della campagna. Il mese successivo il nostro Stefano fu promosso sottotenente con Decreto del Dittatore (Garibaldi) in data 13 settembre 1860.

Nel 1961 passò nell’esercito italiano, mantenendo il grado.
Nel 1866 partecipo alla III guerra d’Indipendenza, era ancora sottotenente a causa della forte discriminazione verso i garibaldini
Durante l’intera giornata del 24 maggio a Custoza combattè con il suo reparto venendosi a trovare alla cascina  “La Cavalchina” per non arrendersi e cercare di sfuggire all’accerchiamento tentò una sortita.
Una pallottola colpì Stefano in pieno petto che stramazzò a terra e morì quasi all’istante. Aveva da poco compiuto 26 anni.
Per il suo atto di valore ottenne la decorazione di una seconda Medaglia d’Argento al Valor Militare -alla memoria.
Fu seppellito in una fossa comune. Quando don Gaetano Pivatelli volle realizzare un ossario per i caduti a Custoza di entrambi gli eserciti, Domenico Ferrari, vecchio bracciante, cercò la fossa che aveva scavato undici anni prima per Stefano Messaggi e gli caduti alla “Cavalchina”. Si ricordava l’ex garibaldino per l’anello che aveva al dito e lo ritrovò.

L’episodio della Cavalchina in un quadro dell’epoca

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