Alessio Maironi

Alessio Maironi

Alessio Maironi, un giovane studente che scappò di casa per andare a morire in una terra lontana per una ferita curata male.

Maironi Alessio di Gustavo Federico e di Carolina Regazzoni nacque a Bergamo il 28 Dicembre 1841.
Non era uno studente di giurisprudenza come si trova scritto in alcuni testi. Si trovava ancora al liceo quando nel 1859 scoppiò II Guerra d’Indipendenza. Non era uno studente modello (aveva ripetuto la classe 3 ª) ma era un giovane diciassettenne entusiasta e partecipò alla guerra tra i volontari.
Nel 1860 mentre stava terminando l’anno scolastico in classe 5ª, partecipò alla spedizione dei Mille con alcuni amici compagni di scuola. Raggiunse Genova di nascosto dalla famiglia.
Si imbarcò sul Piemonte e a Talamone si trovò assegnato alla VIII compagnia comandata da Angelo Bassini.
All’impresa partecipò anche il cugino Eugenio Maironi.

In una lettera al fratello Paolo si disse dispiaciuto di aver disobbedito al padre e di non pensare che al momento in cui avrebbe potuto chiedere perdono. La morte del ragazzo, ferito a Calatafimi, impedì questo momento di riconciliazione.
Nella battaglia di Calatafimi si era lanciato all’assalto assieme agli altri bergamaschi capitanati da Nullo. Una palla lo colpì al braccio destro appena sotto la spalla.

Ricevette le prime cure a Vita nel convento dei Cappuccini dove era stato improvvisato un ospedale da campo. Poi mentre il resto dell truppa procedeva verso Palermo, rimase a Calatafimi nel convento di San Michele. La ferita non sembrava grave, e il ragazzo era già in convalescenza. Nei giorni seguenti fece una gita con altri due giovani lombardi anch’essi leggermente feriti (Sylva e Volpi) a visitare le rovine di Segesta. La ferita si riaprì, non sappiamo per quale motivo, provocando una emorragia. L’intervento per richiuderla, eseguito con mezzi inidonei, non fu efficace e subentrò la cancrena. Morì il 30 maggio 1860 in mezzo agli atroci dolori.
Giuseppe Bandi che era ricoverato insieme a lui, descrive la morte di Miaroni come un episodio di eutanasia: il ragazzo che non riusciva più a sopportare il dolore, aveva chiesto e ottenuto dai frati che lo assistevano una pasticca d’oppio per addormentarsi per sempre.

«morto in Sicilia»

Nota del Preside sul registro della classe quinta dell’anno scolastico 1859-1860
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