Bonaventura Cipriani

Bonaventura Cipriani dei Mille

Bonaventura Cipriani lasciò il Veneto e la povertà della campagna per diventare ufficiale garibaldino: visse nel Sud liberato dai Mille, fece l’operaio e morì povero come era nato.

Cipriani Bonaventura di Michele nacque a Godega (Treviso) 26 dicembre 1826, in una povera famiglia contadina.
Esentato dalla leva (avveniva per estrazione), trovò lavoro come domestico (uomo di fatica) in una casa benestante del luogo, dove forse venne in contatto con le idee filo-italiane comuni tra i giovani borghesi veneti.

Partecipò come volontario alla campagna 1848-49, trovandosi alla difesa di Chioggia con il dott. Marchetti.
Concessa l’amnistia ritornò a Godega e alla sua occupazione di domestico.
Dopo l’armistizio di Villafranca che escludeva il Veneto dall’annessione, emigrò in Emilia, dove sembrava che la guerra potesse continuare e dove fu arruolato nei “Cacciatori della Magra” inquadrati poi nell’esercito sabaudo.

Nel maggio 1860, disertò per recarsi a Genova e partecipare alla Spedizione dei Mille.
Venne inquadrato come molti veneti nella V compagnia ed ebbe il grado dicaporale.
A Calatafimi fu leggermente ferito.
Nella giornata del 27 maggio a Palermo riportò ferite alla tempia e alla mano. Fece tutta la campagna.
Dette evidentemente buona prova del suo valore visto che nella riorganizzazione dei garibaldini fu nominano sottotenente.
Combattè anche sul Volturno ed ebbe il grado di tenente.

Dopo la campagna, essendo un suddito austriaco impossibilitato a ritornare a casa, entrò a far parte dell’Esercito Regolare con confermato il grado di tenente, nonostante su di lui pesasse il reato di diserzione di pochi mesi prima.
Presto servizio in Sicilia nella campagna contro il brigantaggio. Tuttavia nel 1864 dietro sua domanda si dimise, evidentemente deluso da tale esperienza nell’esercito, in cui gli ex garibaldini erano di fatto emarginati.
Si stabilì a Taranto, non è noto per quale motivazione. Divenne Aiutante maggiore della Guardia nazionale, impegnata contro il brigantaggio. In seguito si sposò e si trasferì a Napoli e poi nuovamente a Taranto, forse a causa del lavoro della moglie (levatrice).
Accorso verso Nord per la III guerra d’Indipendenza, non giunse in tempo per l’arruolamento. Partecipò invece alla campagna nell’Agro romano.

Negli anni seguenti si trasferì spesso in cerca di migliori opportunità economiche e si ritrovò in difficoltà a mantenere la famiglia che divenne presto numerosa, e a condurre una vita dignitosa , adeguata a un ex ufficiale.
Fece l’operaio ferroviario a Napoli, a Roma, a Caserta. Si trasferì infine a Torremaggiore (Foggia) e visse in povertà, tanto da essere costretto a richiedere sussidi, peraltro inutilmente, come fece anche la moglie dopo la sua morte il 16 settembre 1887.

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