Cesare Braico

Braico

Cesare Braico, giovane medico meridionale, dopo un decennio di carcere duro, fece tre campagne di guerra e finì tutte le proprie energie fisiche e mentali.

Braico Cesare Giuseppe Vincenzo di Bartolomeo e di Carolina Carasco, nacque a Brindisi probabilmente nel 1816. Fatti i primi studi a Brindisi, si iscrisse all’università di Napoli dove si laureò in medicina e chirurgia. Ben presto aderì alla Società dell’Unità Italiana e nel gennaio 1848 fu tra i promotori dei moti napoletani con Luigi Settembrini e Filippo Cappelli e tanti altri, e combatté sulle barricate.
Quando le forze borboniche ebbero il sopravvento, Braico fece in tempo a fuggire ma un anno dopo venne arrestato assieme ad altri, condannato a venticinque anni di ferri e incarcerato prima nel carcere di Montefusco e in quello di Montesarchio (Benevento). Venne imbarcato sullo “Stromboli” per essere deportato in America ma grazie al dirottamento della nave statunitense che doveva compiere la traversata, sbarcò libero in Irlanda insieme ad altri 65 compagni di prigionia. Raggiunse Londra e dopo qualche mese fu a Torino.

Nel 1859 partecipò alla II guerra d’indipendenza come medico di Battaglione combatté a Solferino, prestando ancora le cure mediche ai feriti. Nel 1860 partecipò alla Spedizione dei Mille e fu aggregato alla III compagnia come medico. Combatté a Calatafimi, Palermo, a Milazzo, sul Volturno. Ebbe le medaglie commemorative e la croce di Cavaliere dell’ordine militare di Savoia. Dopo la campagna prestò servizio come medico divisionale fino al 1862. Fu eletto deputato al primo Parlamento Italiano. Alla fine del mandato tornò brevemente a Brindisi.
Nel 1866 partecipò alla III guerra d’indipendenza. Fece tutta la campagna.
Fu anche Presidente del Consiglio Superiore di Sanità.
I lunghi anni di carcere, le fatiche delle guerre sostenute avevano indebolito la sua fibra e quindi non ritenne di potere ancora esercitare la sua professione ed ottenne il posto di archivista presso il ministero degli Interni a Roma.
Divenuto pazzo, trascorse gli ultimi anni della sua vita nel manicomio della Lungara a Roma dove morì il 27 luglio 1887. Le sue spoglie furono trasportate e tumulate nel cimitero di Brindisi.
Scrisse: “I ricordi della galera”

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