Emilio Zasio

Zasio

Emilio Zasio a cavallo sembrava un elegante e impetuoso aristocratico anche se era un piccolo borghese un po’ vanesio. Morì giovane con la mente consumata dalla guerra.

Zasio Emilio(Pralboino, 25 marzo 1831 – Vigevano, 23 dicembre 1869).
Frequentò il liceo di Brescia e nel 1848 tralasciando gli studi si arruolò nel corpo degli Studenti lombardi combattendo gli austriaci. Nel 1849, con la prosecuzione della guerra, riprese le armi incorporato nei Bersaglieri volontari. Nel 1849 partecipò alle 10 giornate di Brescia. Nel 1852 si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Ateneo di Padova e poi in quello di Pavia. Continuamente spiato dalla polizia, riparò in Piemonte fino al 1859, quando si arruolò nei Cacciatori delle Alpi distinguendosi per il coraggio meritando le medaglie commemorative italiana e francese.
Nel 1860, seguì Garibaldi in Sicilia, inquadrato nel corpo delle guide a cavallo, promosso sottotenente dopo Calatafimi.

In Sicilia, come narra nel un suo libro di memorie, fece parte del tribunale militare che doveva fare giustizia dell’eccidio di Leonforte in cui i popolani avevano massacrato i civili del paese. I garibaldini, come fece Bixio a Bronte, dettero una sentenza di fucilazione per tre e galera per quattro degli imputati. Emilio Zasio, continuando, narra che essi erano evasi mentre da altre fonti si deduce che vennero sommariamente giustiziati.
Doveva essere di bell’aspetto e fu uno della scorta di cinque cavalieri con cui Garibaldi entrò a Napoli.
Il 1° ottobre fu promosso capitano e partecipò alla disastrosa azione in Molise della cosiddetta Legione Matese che vide un reparto di garibaldini trucidato dai lealisti. Zasio si salvò con la fuga.
De dopo la campagna ebbe le medaglie commemorative e ebbe conferita la croce di cavaliere dell’ordine militare di Savoia per essersi distinto nella battaglia del Volturno.
Passato nell’Esercito regolare italiano nel 6º reggimento granatieri, partecipò alla campagna contro il brigantaggio. Nel 1866 partecipò alla III Guerra d’Indipendenza.

Nel 1868 diede alle stampe il volume “da Marsala al Volturno”, le sue memorie sulla campagna dei Mille in cui si manifesta un giudizio negativo sulle popolazioni siciliane e meridionali. Fu amico di Alberto Mario.

Il 12-9-1869 per motivi di salute fu messo in aspettativa dall’esercito. Morì infatti a Vigevano dopo pochi mesi, il 23-12-1869 “col raggio della mente già spento” (Abba)

“… fantastico, impetuoso, temerario e nell’amare e nel volere sempre grandioso”

G.C. ABBA
/ 5
Grazie per aver votato!

Rispondi