Francesco Bellantonio

Bellantonio

Francesco Bellantonio, giovane fornaio analfabeta calabrese, trascinato a piedi da Reggio a Napoli, in dieci anni di carcere conobbe intellettuali, durante la spedizione dei Mille conobbe giovani eroi.

Bellantonio Francesco nacque a Reggio Calabria il 15 giugno 1822 da Giuseppe e Marra Paola.
Di umile condizione, faceva il mestiere del fornaio. Frequentando la casa del prete liberale don Cristoforo Assumma, venne coinvolto nelle cospirazioni del 1848 e partecipò alle insurrezioni in Calabria e Sicilia. Fuggì poi a Malta dove non riuscì a restare perché privo di denari. Al suo ritorno fu arrestato e trascinato da Reggio a Napoli a piedi, con i polsi legati dalle manette e le braccia dalle funi, in compagnia del dottore Innocenzo Veneziani di Bagnara.
Venne processato e condannato a morte e poi all’ergastolo. Nel bagno penale di Santo Stefano conobbe alcuni patrioti tra cui Settembrini che, nelle sue “Ricordanze” ne fa un pittoresco ritratto: “un giovane alto, diritto, ben fatto della persona, e con lunga chioma, ma un uccellaccio, scapato, sventato, distratto, che, parlando nel suo dialetto, pare un tartaro, anzi gestisce più che parla, e leva le mani in alto, e mugola inarticolatamente: che ora corruga gli occhi loschi e sorride, ora li straluna e piglia un atteggiamento goffamente tragico: facile a sdegnarsi, facile a placarsi, spesso in veste ed aria di gentiluomo, spesso tinto lordo affumicato, rabbuffato come un fornaio, e fornaio era la sua arte. Se ha per mano qualche faccenda, ed uno gli dice qualche parola, egli si dimentica la faccenda che ha per mano, leva alto le mani e comincia a parlare, per modo che bisogna chiamarlo, gridare, scuoterlo per farlo attendere.”

Fece parte dei deportati dello Stromboli e riacquistò la libertà nel 1859 con il dirottamento della nave che doveva portare gli ergastolani da Cadice fino in Sudamerica.
Tornato in Italia grazie agli aiuti raccolti dai mazziniani a Londra, Bellantonio partì con i Mille e partecipò a tutta la campagna.
Al termine si stabilì a Napoli ottenendo un modesto incarico come commesso di Pubblica Sicurezza.

“…Buono, onesto, leale, affettuoso, sincero, segreto, ha avuta sempre l’affezione di quanti lo han conosciuto…”

L. SETTEMBRINI
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