Giuseppe Bandi

Giuseppe Bandi nacque a Gavorrano il 15 luglio 1834.
Seguendo il padre, impiegato governativo del Granducato, studiò in varie città toscane e si laureò in legge a Siena avvicinandosi agli ambienti mazziniani della Giovane Italia.
Per questo venne arrestato nel 1958; liberato nel 1959 dopo la fuga dalla Toscana di Leopoldo II, si arruolò nel battaglione dei volontari toscani e poi nell’esercito sabaudo.

Il 5 maggio comunque Giuseppe Bandi s’imbarcò da Quarto con i Mille per la Sicilia, lasciando il proprio reparto. Un congedo, rilasciato post datato dalla autorità, impedì che fosse considerato disertore. Venne ferito a Calatafimi, concluse la campagna con il grado di maggiore. Nel 1866 partecipò alla terza guerra di indipendenza e combatte a Custoza; ferito e preso prigioniero dagli austriaci, fu internato per qualche mese in Croazia.

Nel 1870 lasciò l’esercito e si dedicò al giornalismo prima a Firenze e poi a Livorno dove nel 1872 diventò direttore della Gazzetta Livornese, quotidiano di orientamento moderato. Nel 1877 fondò anche il quotidiano della sera Il Telegrafo (attuale Il Tirreno), monopolizzando così l’informazione della città, la cui economia era in mano dell’amico ed ex garibaldino Luigi Orlando.

Nel 1879, l’inviato a Livorno della Gazzetta d’Italia, Gino Ferenzona, polemista monarchico, scrisse due opuscoli contro Garibaldi e un articolo contro Bandi e i garibaldini. Il 18 aprile Bandi rispose qualificandolo «provocatore» e scrivendo che «se il signor Ferenzona è stanco di vivere, picchi a un altro uscio». Il giorno dopo il Ferenzona venne trovato assassinato; il Bandi fu sospettato ma le indagini non individuarono alcun colpevole e il delitto rimase impunito.

Comunque Giuseppe Bandi, ormai aveva progressivamente lasciato le idee repubblicane per posizioni conservatrici. Dalle colonne dei suoi giornali intraprese una decisa lotta politica contro socialisti e anarchici, dai quali ricevette lettere di minaccia. Subito dopo l’assassinio, avvenuto il 24 giugno 1894 a Parigi, del Presidente della Repubblica francese Marie François Sadi Carnot per mano dell’anarchico italiano Sante Caserio, Bandi attaccò chi ritenga che siano le ingiustizie sociali a generare la violenza politica in un articolo in cui si scagliava violentemente contro gli anarchici, auspicandone la durissima repressione. Il 1º luglio 1894 venne pugnalato a morte dall’anarchico Oreste Lucchesi, mentre in carrozza scoperta si dirigeva al giornale a Livorno. L’omicida, insieme ai complici Amerigo Franchi e Rosolino Romiti, venne arrestato e condannato a una lunga reclusione.

È noto soprattutto per essere l’autore di uno dei capolavori della letteratura garibaldina, I Mille, da Genova a Capua, pubblicato postumo nel 1902: una delle testimonianze più appassionanti sull’epopea garibaldina, un’opera di sapore anti romantico, vigorosa e asciutta.

…Nei suoi ventisei anni bellissimo e forte, era sempre gaio come se gli cantasse un’allodola in core…

G.C. ABBA
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