Lorenzo Carbonari

Lorenzo Carbonari

Carbonari Lorenzo di Sante nacque ad Ancona il 4 giugno 1823.

Dal 1941 prestò servizio nella marina pontificia. Nel 1849 prestò servizio come marinaio nella marina militare al servizio della Repubblica Romana, cessando dal servizio con la restaurazione del Governo Pontificio.
Nel decennio successivo probabilmente fece la vita del marinaio. Nel 1860 Carbonari si trovava a Genova e partecipò alla Spedizione dei Mille. A Talamone dovette prendere il timone del piroscafo Lombardo, con il ruolo di nostromo, visto che il comandante e il timoniere (Burrattini Carlo) erano stato sbarcato perché, come dipendenti della società Rubattino (e non informato degli accordi), non vollero assecondare i sequestratori del piroscafo. 
Nella battaglia di Calatafimi inquadrato tra i carabinieri genovesi, riportò serie ferite da palla di moschetto. Fu curato all’ospedale di Vita e dopo una rapida convalescenza partì per Palermo il 16 giugno. Fu nuovamente ferito alla testa a Milazzo, ma poco dopo venne imbarcato sulla ” Tukery” per Castellammare di Stabia, per il tentativo fallito di impadronirsi di una nave borbonica.
Nonostante le sue condizioni di salute non fossero ancora eccellenti, egli partecipò alla battaglia del Volturno come sottotenente. Ebbe le medaglie commemorative e in seguito la pensione dei Mille. Per essersi distinto durante la campagna ebbe conferita una medaglia d’argento al valor militare.
Dopo l’impresa invece che in Marina come avrebbe voluto, entrò a far parte dell’Esercito Regolare come sottotenente, ma già in aspettativa nel 1862 e congedato nel 1865.
Nel 1866 corse a Brescia per arruolarsi e partecipare alla III guerra d’indipendenza. Le sue condizioni fisiche non lo permisero, era ancora curvo per le ferite di Calatafimi e anzi dovette essere ricoverato all’ospedale.

Si stabilì a Grottammare (Ascoli Piceno), dove possedeva una bettola e dove aprì una bottega di attrezzi per la pesca. Nella G.U. del 1872 risultava inabile al lavoro per ferite riportate in guerra.
Tormentato sempre dalla ferita, il 27 dicembre 1890 stanco ormai si tolse la vita gettandosi nel canale di Senigallia annegandovi.

“…finì i suoi giorni senza dare il conto a saldare come seppero fare tanti altri …”

G.B. TASSARA
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