Tranquillino Baruffaldi, nonostante le ferite e la medaglia al valore fu dichiarato disertore e degradato. Rimase repubblicano e fu un rispettato notaio.
Baruffaldi Tranquillino di Alfonso e di Caterina Mazzini, nacque a Barzio (Como) il 12 luglio 1839.
Il padre, sarto benestante, era originario di Cortenova Valsassina e venne nel 1801 a stabilirsi a Barzio. Nel 1959 era nel Seminario quando nel 1859, avendo avuto sentore di grandi avvenimenti, disertò la chiamata alle armi degli austriaci, fuggì e prese la via della campagna, raggiungendo Sesto Calende e arruolandosi nei Cacciatori delle Alpi, partecipando alle ultime fasi della II guerra d’indipendenza.
Al termine della campagna non fece ritorno al Seminario, terminò gli studi scolastici a Milano e si iscrisse alla facoltà di Legge dell’Università di Pavia, entrando in contatto con l’ambiente della famiglia Cairoli.
al momento della spedizione dei Mille il contributo di Pavia fu molto consistente: in 160 tra cittadini e studenti risposero all’appello dei fratelli Cairoli. Tra essi vi era anche Tranquillino Baruffaldi inquadrato nella 7° compagnia comandata da Benedetto Cairoli e composta quasi esclusivamente da pavesi.
Nella battaglia di Calatafimi riportò ferite. Il 20-6-1860 fu promosso sottotenente. Si distinse nel combattimento di Reggio Calabria e a Maddaloni riportò ancora ferite e venne promosso tenente sul campo nel I Regg. Fanteria, ottenendo la medaglia d’argento al valor militare.
Dopo la fine della campagna si hanno notizie discordanti e poco documentate.
Sembra che sia stato dichiarato disertore per non essersi presentato alla leva (durante la campagna dei Mille), amnistiato per l’accusa di diserzione ma degradato a soldato semplice al momento di raffermarsi nell’esercito Italiano e infine congedato, forse per motivi politici. Sembra sia stato privato anche della medaglia dei Mille e di quella al valore.
Nella vita civile Tranquillino Baruffaldi riprese gli studi e si laureò in giurisprudenza; si sposò ed ebbe due figli, esercitò la professione di notaio, fu consigliere della Provincia di Como, capitano della guardia nazionale a Barzio, e candidato senza successo al Parlamento per la Sinistra.
Nel 1878 risultò residente a Milano dove trascorse gli ultimi anni di vita, in via Lecco 12, paralizzato e bisognoso di continue cure.
Morì a Milano il 22 dicembre 1897 ed ebbe funerali solenni. Sulla facciata della casa natale, che era stata del nonno di Alessandro Manzoni, nel 1908 fu posta una targa in bronzo.