Giovanni Battista Capurro

Giovanni Battista Capurro dei Mille

Giovanni Battista Capurro, carabiniere genovese, dovette conciliare la giovanile ideologia repubblicana, il carcere sabaudo sofferto a sedici anni, l’omicidio politico e la successiva prestigiosa carriera nell’esercito del Re

Capurro Giovanni Battista di Giovanni Battista nacque a Genova il 12 Aprile 1841.


GIOVANE INSORTO

Era ancora giovanissimo quando nel 1857 fu incredibilmente condannato a sette anni di carcere, benché ancora sedicenne, per aver preso parte al moto insurrezionale mazziniano organizzato dai repubblicani a Genova per appoggiare il tentativo di Pisacane. Fu liberato nel 1859 in seguito all’amnistia concessa dal Re Vittorio Emanuele II.

“Ne ho sedici, ne esco a ventitrè ho tempo per farne delle belle”

parole di CAPURRO al Presidente della corte che lo aveva condannato a sette anni di carcere
TERRORISTA

Appena libero prese parte attiva ad una spedizione segreta in Svizzera per vendicare la morte dei 300 compagni di Carlo Pisacane. Giunto a Lugano con tre compagni, giustiziò sommariamente di sua mano un delatore, responsabile dell’eccidio di Sapri e della repressione genovese del 1857. Dopo averlo seguito e individuato, fu affrontato sul lungolago da Capurro che, dopo avergli detto il motivo dell’esecuzione, gli sparò a bruciapelo, fuggendo poi su un’imbarcazione. Si racconta che perse il cappello in acqua nella foga e che i passanti lanciarono anch’essi nel lago il proprio copricapo per rendere più difficile una sua eventuale individuazione.

CARABINIERE GENOVESE

Nel 1860, ancora diciannovenne, partecipò alla spedizione dei Mille e fece parte dei Carabinieri Genovesi guidati da Antonio Mosto, inizialmente come sergente. A Palermo Capurro, pur avendo la testa bendata per una ferita in fronte, dette prova di essere un ottimo tiratore bersagliando con la carabina dall’alto di un campanile, insieme a Mosto, gli artiglieri del bastione di Porta Montalto.
Fu promosso prima sottotenente, poi tenente e infine capitano.
Ebbe la medaglia d’argento al valor militare per essere distinto nel combattimento di Reggio Calabria.

GENERALE

Al termine dell’impresa passò a far parte dell’esercito regolare con il grado di capitano del 69º fanteria e durante la carriera pervenne al grado di maggiore generale.

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