Giovanni Cova

Giovanni Cova, giovane rampollo milanese, prima garibaldino e poi assennato e innovativo imprenditore tessile nell’industriosa Lombardia.

Cova Giovanni Paolo di Innocente e di Giovanna Meroni nacque a Milano il 18 marzo 1840. Figlio unico di una famiglia di imprenditori benestanti.
Era studente in Chimica Industriale presso l’Ateneo di Milano quando nel 1860 seguì il Generale Garibaldi.

A diciotto anni nel 1958 a Verona ebbe un alterco con una pattuglia di militi croati uscendone assai malconcio. Per tale motivo non riuscì ad arruolarsi per la II guerra di indipendenza.
Invece nel 1860 partecipò alla Spedizione dei Mille. Faceva parte del gruppo che si impadronì del “Lombardo”.

Cova Giovanni dei Mille

Aggregato alla 7^ compagnia (B. Cairoli), si distinse nella battaglia di Calatafimi dove riportò una ferita al piede, e a Palermo dove fu uno dei primi a passare sul Ponte dell’Ammiraglio. La ferita di Calatafimi si aggravò e lo costrense ad interrompere l’impresa iniziata e congedarsi con il grado di caporale. Imbarcatosi per Genova raggiunse poi Milano. Ritornato a Milano riprese e completò gli studi. Nel 1862 seguì ancora il Generale Garibaldi sull’Aspromonte. Fu rinchiuso nella fortezza di Bard in Val d’Aosta.
Dell’esperienza carceraria rimane il volumetto: ”Una voce dalle prigioni. Il fatto di Aspromonte” scritto insieme ad alcuni compagni.
Dopo l’amnistia ritornò a Milano.

Nel 1866 partecipò alla III Guerra d’Indipendenza. Con il grado di sergente fu aggregato al 2° Battaglione Bersaglieri garibaldini comandato gli ordini del maggiore Nicostrato Castellini. In questa campagna egli ebbe a meritarsi una medaglia d’argento per il valore e la capacità dimostrata quando assunse il comando della compagnia rimasta senza ufficiali nell’azione svolta il 4 luglio a Vezza d’Oglio.

Finite le Campagne di indipendenza, Cova si sposò e si dedicò all’industria della tessitura del cotone impiegando, tra i primissimi, i telai meccanici per le sue fabbriche di Milano, Borgo di Terzo, Nese, Brivio e Mortara.
Alla morte di Riccardo Luzzatto, che era stato suo compagno al forte di Bard, egli divenne l’ultimo custode del vessillo della VII compagnia, che alla sua morte a doveva essere consegnato al Museo del Risorgimento di Milano (oggi smarrito).
Morì a Milano il 10.9.1930, tra gli ultimi superstiti dei Mille di Garibaldi, dopo aver aderito al partito fascista.

Inspiegabilmente in una delle copie dell’Album dei Mille, allestito dal fotografo A. Pavia negli anni seguenti all’impresa, Giovanni Cova compare come una persona, in età già matura, che comunque non sembra corrisponde al resto della documentazione fotografica disponibile.

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