Giuseppe Barboglio

Giuseppe Barboglio

Giuseppe Barboglio, tipico garibaldino lombardo, combattente entusiasta a vent’anni, buon borghese per il resto della vita, ma fedele sempre alle idee giovanili.

Barboglio Giuseppe di Pietro e di Rosa Caccianotta nacque a Brescia 3 settembre 1838 in una famiglia benestante.
In una scarna nota autobiografica parlando di sé scriveva:

«Mi arruolai nel 1859 nel IX Battaglione Bersaglieri. Poi, congedato, passai a Pavia come studente di legge, legandomi alla famiglia dei fratelli Cairoli, coi quali partii il 4 maggio per Genova ove m’imbarcai nella notte sul “Piemonte” e così presi parte allo sbarco a Marsala come soldato nella VIIª compagnia. Ferito a Calatafimi, raggiunsi poi il Reggimento Medici come Ufficiale e presi parte alla battaglia e presa di Milazzo, e al Volturno. Sciolti i corpi garibaldini, passai all’Università di Pisa. Di là passai a Zurigo, ove coabitai con Giuseppe Nathan. Nell’ottobre 1867, inviato da G. Nathan, mi recai presso Mazzini a Lugano; e di là per suo ordine partii il 5 novembre per recarmi presso Garibaldi con incarico di fargli firmare un proclama rivoluzionario. Ma impedito di proseguire a Livorno, mi giunse l’annuncio della battaglia di Mentana. Dopo di che ritornai a casa».

Poche le aggiunte a un’autobiografia così precisa.
Dopo la battaglia di Calatafimi e la ferita alla schiena fu promosso sottotenente.
Durante la campagna nel Sud conobbe la sua futura moglie, Amalia Francesconi, vedova di un carbonaro abruzzese che aveva patito il carcere per molti anni e ne era morto.
Sembra si sia laureato in giurisprudenza e che per un certo periodo abbia fatto il notaio.
Comunque dopo il 1867 Giuseppe Barboglio visse a Brescia e a Camignone occupandosi dei suoi affari.
Fu attivo politicamente in città nel partito repubblicano e s’impegnò a fondo, insieme a Gabriele Rosa e Onorato Comini, nella battaglia della riforma elettorale costituendo la Società politico-democratica dei non elettori che proponeva tra l’altro il suffragio universale.

Morì a Camignone il 20 settembre 1919 a 81 anni d’età. Volle espressamente il suo berretto rosso da volontario.
Per ironia della sorte morì poche ore dopo anche il figlio Diliberto, ufficiale nell’esercito durante la Prima guerra mondiale, che non resse alla penosa agonia del padre, morendo di infarto.
Fu sepolto a Brescia nella tomba di famiglia.

“… altruista, immune da ambizione, ..nella vita semplice, nel pensiero severo, nell’animo lieto era rimasto sempre garibaldino….”

necrologio sulla ” Sentinella Bresciana” del 21-9-1919
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