Giuseppe Rebuschini

Rebuschini Giuseppe Gaspare Ferdinando di Gerolamo e di Maria Maddalena Polti nacque a Dongo (Como) 1 gennaio 1839.

Di famiglia benestante fece studio superiori.a Como. Era studente di “Matematica” all’Università di Pavia dove conobbe i Cairoli. A soli vent’anni espatriò con due amici, ingannando i gendarmi esprimendo la volontà di raggiungere il fratello Emilio espatriato, per convincerlo di tornare in famiglia. Alla richiesta di arruolamento nell’esercito sabaudo fu respinto per un difetto visivo a un occhio. Si presentò così al comando dei Cacciatori delle Alpi e fu accettato e così nel 1859 partecipò alla II Guerra d’Indipendenza. Combatté a Varese e a San Fermo e si guadagnò il grado di sergente.

L’anno successivo, nel 1860, raggiunse Genova con i volontari pavesi e fu uno dei Mille che partirono da Quarto con Garibaldi verso Marsala e la conquista del Regno delle Due Sicilie. Era inquadrato nella 7^ compagnia formata di studenti e capitanata da Benedetto Cairoli

Partecipò alla battaglia di Calatafimi. Durante la sosta a Palermo gli pervenne la nomina a sottotenente. A Palermo fu assegnato alla I compagnia del I battaglione I brigata comandata dal colonnello Nino Bixio. Il 24 giugno la colonna guidata da N. Bixio partì da Palermo per l’interno della Sicilia. Il 10 luglio con il suo reparto giunse ad Agrigento. Con un’altra lettera descrisse le vicende della battaglia di Milazzo e l’arrivo a Messina dopo due giorni di marcia forzata e la puntata a Bronte per rimettere l’ordine. Imbarcatosi a Paola raggiunse Napoli. Partecipò alla battaglia del Volturno e concluse la campagna con il grado di tenente.

Durante la permanenza a Napoli Rebuschini fu uno dei Mille che ottennero rapidamente e con irrisoria facilità una laurea dalla Regia Università.
Il giovane Rebuschini che allora aveva 21 anni, ottenne il “diploma di Ingegnere-Architetto” dopo essersi presentato al rettore e aver fatto presente i propri meriti patriottici, come scrisse ai propri genitori in una delle numerose lettere con cui descrisse le varie fasi dell’impresa dei Mille

Dopo la campagna ritorno a Dongo e si sposò. Nel 1872, decise di trasferirsi con la famiglia da Dongo al Lago Maggiore, complice l’amicizia con Giulio Adamoli di Besozzo, conosciuto durante la spedizione. Acquistò dei possedimenti a Olginasco e si dedicò ad amministrarli non praticando la professione di ingegnere.
Si impegnò invece nella vita pubblica: fu a lungo sindaco di Olginasco, presidente dell’asilo d’infanzia, Giudice conciliatore, presidente della Banca Popolare e dell’Ospedale di Cittiglio.

Morì a Besozzo il 19 maggio 1909.

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