Luigi Perla

Luigi perla dei Mille

Luigi Perla si imbarcò coi Mille a ventun anni e seguì Garibaldi dovunque egli andasse, fino a morire ucciso a Digione, in Francia.

Perla  Luigi di Francesco e di Gaetana Parenti nacque a Bergamo il 20 settembre 1839, in una famiglia di origine lodigiana.

Studiò al Liceo-ginnasio di bergamo:
Ventenne, nel 1859, accorse ad arruolandosi nei « Cacciatori delle Alpi » e combattè a Varese e a S. Fermo.
Nel 1860 partecipò alla spedizione dei Mille, aggregato alla VIII compagnia (A. Bassini) sul “Piemonte”. Partecipò a tutti i fatti d’arme e per merito ebbe prima il grado di sergente dopo Calatafimi, poi di sottotenente, dopo Palermo. Ebbe anche una medaglia d’argento al valor militare per essersi distinto durante la campagna.
Dopo l’impresa entrò a far parte dell’ Esercito regolare e gli fu confermato il grado di sottotenente.Partecipò alle campagne di repressione dei brigantaggio.
Fu congedato dopo la conclusione del periodo di leva.
Nel 1866 fu coi volontari di Garibaldi e, col grado di capitano, partecipò alla campagna nel Tirolo.
Ritornato a Bergamo si sposò con Giuseppina Pizzagalli dalla quale ebbe cinque bambini, e si stabilì a Lodi.
Nel 1867 seguì il generale Garibaldi nel tentativo di liberare Roma, combattendo a Mentana.
Ritornato a Lodi riprese la sua modesta vita in famiglia, sostenendosi con la pensione dei Mille.
Nel 1870 seguì ancora, e fu l’ultima sua azione di guerra, il generale Garibaldi in terra di Francia. Con il grado di maggiore ebbe il comando di un battaglione della V Brigata comandata da Stefano Canzio. Il 21 gennaio 1871, a Digione, tra Zalant e Fontane di fronte a Daix, nell’ultima carica alla baionetta con la quale carica la 5^ Divisione occupò la posizione, Perla cadde ferito da palla alla colonna vertebrale. Ricoverato in una casa, vicina agli avamposti, gli subentrò la paralisi agli arti inferiori, cui seguì dopo poco la morte.

Lasciò la moglie e i suoi bambini in difficili condizioni economiche, tanto che Garibaldi, nel 1872, inviò cento lire per aiutare la vedova.

“La Francia riconoscente lo fregiò, morto, della Legion d’Onore; ma già egli era compensato nell’aver potuto morire per quel nome di Repubblica, che alla sua mente semplice pareva realtà di tutte le belle cose sognate”.

G.Cesare Abba c

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