Vincenzo Padula, giovane prete del profondo Sud, trovò la sua strada negli ideali, nel carcere duro, nella battaglia e nella morte in combattimento.
Padula Vincenzo di Maurizio e di Luisa Falatico nacque a Padula (Salerno) il 16/10/1831. Apparteneva a una famiglia di commercianti originaria di Montemurro, di tradizione liberale. Compiuti gli studi ecclesiastici fu ordinato prete nel paese natale. Tuttavia, insieme al fratello Filomeno, si avvicinò agli ambienti della cospirazione mazziniana entrando in una fitta rete di comitati tra Campania e Basilicata, in cui cercò di inserire persone di ogni ceto sociale.
Partecipò con un ruolo importante alla preparazione della rete di assistenza alla spedizione di Pisacane che dopo lo sbarco si doveva dirigersi verso Padula dove don Vincenzo doveva accoglierla con aiuti e armi. Alcune lettere scritte in quel periodo da Vincenzo ai membri del comitato napoletano mostrano come il giovane prelato avesse sopravvalutato l’adesione alla progettata insurrezione dei contadini che invece rimasero inerti, quando non apertamente ostili, quando la spedizione giunse.
Comunque Padula, venuto in sospetto al governo borbonico nel novembre del 1857 fu arrestato e rinchiuso nel carcere di Salerno. In tal modo la spedizione di Pisacane, giunta comunque a Padula, rimase priva del suo sostegno e andò verso il completo disastro.
Liberato nel 1858, fu esiliato e si stabili a Genova.
Nel 1860 partecipò alla spedizione dei Mille. Combatté valorosamente a Calatafimi e a Palermo ottenendo le promozioni a tenente e poi a capitano. Il 20 luglio a Milazzo riportò una grave ferita alla gamba. Fu trasportato nella vicina Barcellona di Sicilia in casa del sindaco. Il dottore Zen ritenne necessaria l’amputazione della coscia, subita da Padula senza anestetico. Fu vana ogni cura. Morì dopo lunga agonia il 29 agosto 1860. Il fratello Filomeno giunto ad assisterlo si unì ai garibaldini
Fu seppellito nella chiesa dei Padri Cappuccini.
«…Io mi affiderei ad una sola persona: al prete Padula; con esso prenderei gli accordi finali pel di sbarco; da esso chiederei le notizie; agli altri non parlerei di nulla…»
CARLO PISACANE